Come già annunciato, a NipPop 2018 potrete scoprire uno dei videogiochi indipendenti più attesi in Italia: Pride Run. A presentarlo saranno Giacomo Guccinelli e Michele Lanzo di Steam Factory, responsabili della parte visual, accompagnati da Mauro Copeta, membro del duo disco/house Hard Ton che ha curato la parte musicale.
Ma approfondiamo meglio la storia di questo progetto rivoluzionario.
L’idea di Pride Run nasce l’11 ottobre 2016, giornata dedicata al coming out, dalla mente di Ivan Venturi, fondatore di IV Productions e creatore di RIOT: Civil Unrest. Venturi vorrebbe celebrare quei valori di inclusione e orgoglio propri del pride attraverso un videogame che rispecchi la festosità di questa manifestazione. Pensa, dunque, a un gioco in stile anni ’80 in pixel art, con colori sgargianti e una musica martellante.
Per curare la parte grafica, fondamentale in un progetto di questo tipo, contatta Giacomo Guccinelli che, entusiasta della proposta, inizia subito a disegnare scenari colorati e personaggi che richiamano alla cultura queer. Nel giro di un anno il team di Pride Run si espande e fa passi da gigante: Vincenzo Branà, presidente del Cassero LGBT Center di Bologna, Pietro Guermandi de La Gilda (laboratorio ludico del Cassero) e Luca De Santis di GeekQueer si occupano di raccogliere dati utili sui più importanti pride della storia, per aiutare lo sviluppo dei vari scenari di gioco. In seguito viene reclutato il duo musicale Hard Ton, composto da Mauro Copeta e Massimo Bastasi, le cui sonorità sgargianti e underground si prestano perfettamente al progetto che Venturi e Guccinelli hanno in mente.
Una demo del gioco viene presentata a Lucca Comics&Games 2017 nello stand di Svilupparty e l’interesse e l’entusiasmo del pubblico spinge il team di Pride Run ad andare avanti con questo progetto.
Nonostante possa sembrare un progetto indie come tanti altri, in realtà Pride Run è un videogame davvero rivoluzionario. È vero, infatti, che da un po’ di anni a questa parte l’industria videoludica ha iniziato a dare una rappresentazione maggiore alla comunità LGBT+, inserendo in molti titoli personaggi esplicitamente o implicitamente queer; ma mai si era riusciti a fare il passo successivo, ovvero creare un videogioco per tutti ma dal contenuto al 100% LGBTQIA (cosa che invece avviene in altri ambiti come il cinema o la musica).
E lo stesso vale per il gameplay: unire il real-time strategy game al gioco musicale è un’intuizione originale e mai vista prima.
Si partirà da un corteo iniziale, composto da diversi gruppi, ognuno dei quali rappresenta una fetta dell’ampia comunità LGBT+: vi sono i bear, gli attivisti e le attiviste, drag queen e drag king e così via. All’interno del corteo sono tre le unità controllabili dal giocatore: i music trucks, carri che sparano musica e caricano di pride i gruppi vicini; i gruppi di manifestanti, che possono radunarsi attorno a un leader o camminare in modo indipendente e i leader, più resistenti alle influenze negative esterne. Infatti, come in ogni pride, non mancano i gruppi di bigotti che cercano di ostacolare il corteo: questi personaggi lanciano pride nero contro i manifestanti che dovranno difendersi attraverso delle combo eseguite a ritmo di musica. Queste combo avranno, però, anche un ruolo attivo e potranno essere usate per coinvolgere il pubblico e convincerlo a unirsi al corteo.
Inizialmente, il gioco prevedeva anche una sezione beat’em up che è stata poi messa da parte a favore del dance duel: a una manifestazione gioiosa e colorata che celebra l’orgoglio di essere quel che si è non si addice la violenza. Durante il dance duel, che corrisponde allo scontro con il boss finale di ogni scenario, bisognerà convertire il nemico sparando pride e difendendosi dai suoi attacchi.
Oggi è disponibile solo una versione alpha di Pride Run, che offre un unico scenario, quello di San Francisco. In questo scenario, sfilerete in una delle città più gay friendly del mondo accompagnati da Juanita More, drag queen californiana, per poi sfidare il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, trasformandolo nella celebre performer Divine durante il dance duel finale.
In Pride Run i riferimenti alla cultura pop si mescolano perfettamente con i riferimenti alla cultura e alla storia della comunità LGBT+. Questo vale per tutti gli scenari in produzione: quello di Stonewall, ambientato durante i moti del 1969 nel quale l’attivista transgender Sonya Rivera lanciò una scarpa col tacco contro la polizia; quello di Pisa, sede del primo Pride italiano nel 1979. E le idee non finiscono qui: si pensa anche a uno scenario ambientato a Mosca, dove vige ancora oggi il reato di “propaganda gay”, e a Tel Aviv, dove il Pride è egemonizzato da uomini israeliani e ogni altro gruppo verrebbe osteggiato.
Il team di Pride Run ha dunque molto materiale su cui lavorare e c’è ancora tanta strada da fare per arrivare al prodotto finito, ma un progetto nuovo e capace di far conoscere le molteplici sfaccettature di una comunità così ricca e variegata merita sicuramente spazio.
Venite a scoprirlo a NipPop 2018 – Borderlands: A-tipico Giappone.