Grazie a Dynit, arriva finalmente in Italia Akane Torikai, purtroppo conosciuta ai più solo per essere la moglie di un grande nome nel mondo manga, Inio Asano (autore di Solanin e Buonanotte Punpun). Nata nel 1981, si appassiona da adolescente ai manga di Okazaki Kyōko e vede pubblicato nel 2008 il suo primo lavoro dal titolo Dramatic. Da allora sforna quasi annualmente piccoli capolavori, dai temi più svariati ma da non prendere mai alla leggera.
La prima opera di questa incredibile mangaka ad essere invece pubblicata in Italia è proprio Saturn Return, composta attualmente da cinque volumi ma ancora in corso. Noi di NipPop abbiamo avuto il piacere di leggere i primi due, entrambi tradotti da Asuka Ozumi, e non vediamo l’ora di parlarvene!
La trama
Dopo l’enorme successo del suo romanzo d’esordio, la scrittrice Kaji Ritsuko si trova in una fase di stallo; non scrive più, fa la casalinga e vive “felicemente” insieme al marito. La sua monotonia viene però spezzata dall’arrivo di una terribile notizia: Nakajima, suo amico di vecchia data, si è tolto la vita. Inizia così, tra numerosi non detti e legami mai davvero spezzati, il viaggio della donna alla ricerca del motivo del suicidio di lui.
Il lettore intuisce già dalle prime pagine quali saranno i toni della storia, e non sono di certo vivaci: si parla infatti di morte, perdita, del dolore fisico e psicologico che ne consegue, di ricerca di se stessi.
Il titolo
Gli appassionati di astrologia avranno sicuramente colto il riferimento presente nel titolo: “Saturn return” significa “Saturno contro” in inglese. L’espressione allude ad un determinato periodo della vita di una persona (della durata di circa un anno) caratterizzato da importanti cambiamenti, i quali portano eventualmente a chiudere quei capitoli considerati ormai scomodi e/o particolarmente dolorosi. Ed è proprio questo ciò che sembra accadere a Ritsuko, stanca di vivere una “vita fantoccio”, stanca di far parte di una realtà che la fa sentire vuota.
Il primo volume di Saturn Return è avvolto nel mistero. Ci vengono presentati vari personaggi ma – proprio come quando conosciamo qualcuno per la prima volta – ne cogliamo solo aspetti superficiali e li ricordiamo unicamente grazie a dettagli che in un primo momento ci colpiscono in modo particolare. Partendo proprio dalla protagonista, non si può far altro che domandarsi perché non riesca più a scrivere, quale fosse il vero rapporto tra lei e Nakajima, da quando ha cominciato a mentire quasi compulsivamente al marito o cosa sia successo in passato di tanto grave da farla arrivare a due passi dalla morte. Ed è appunto questo mistero, questa nebbia color cenere che avvolge la sua figura, a rendere difficile empatizzare con lei sin da subito. Tuttavia ci appare cristallino che Ritsuko stia vivendo una vita che sembra non appartenerle, che la sua anima è ferita, segnata per sempre dal lutto: nel suo cuore un turbinio di emozioni che aspettano insistenti di essere espresse.
Una sola straziante verità: la morte di Nakajima. Il romanzo (intitolato “Il Paese della siesta”) scritto dalla donna appositamente per salvarlo, non ha sortito l’effetto sperato. Aoi – questo il nome del carismatico personaggio a lui ispirato – non c’è più. Le uniche tracce materiali che possono ancora testimoniare il suo passaggio sulla strada chiamata vita sono una pagina strappata da un libro, il biglietto da visita di un host club di Osaka, le proposte di matrimonio che il ragazzo ha inviato per messaggio a otto donne prima di morire.
Torikai si serve quindi di una strategia tipica della detective fiction, la ricerca di indizi, l’indagine condotta da Ritsuko e dal suo editor Koida Shunpei, per rendere la storia più accattivante. Il giallo, si sa, ha sempre esercitato un certo fascino sugli autori e le autrici giapponesi che ne hanno poi interiorizzato le caratteristiche per creare le opere più disparate. Il viaggio ad Osaka comincia allora ad acquistare un forte valore per il lettore, che cerca Aoi in ogni angolo, in ogni minimo dettaglio, e per lo sviluppo della trama stessa.
Mille piccoli mondi
Nel secondo volume di Saturn Return il focus narrativo si sposta. Dalla narrazione introspettiva incentrata su Ritsuko si passa ad una narrazione quasi corale. Conosciamo meglio il punto di vista di Shunpei, la passione ossessiva di Kazufumi, la vita da “prostituto” che molti uomini sono costretti a vivere per mantenersi; per poi tornare a Ritsuko e alla sua ritrovata voglia di essere libera dalle grigie e pesanti catene che la avvolgono.
Attraverso le vicende che coinvolgono i nostri protagonisti, leggiamo di un Giappone oscuro, scopriamo alcune sfaccettature della società nipponica crude ma tremendamente attuali come le pressanti aspettative a cui i giovani sono sottoposti, che portano nei casi più gravi al suicidio, o la condizione della donna – molto spesso sola - in un ambiente ancora prettamente dominato dagli uomini.
Nelle prime pagine di Saturn Return 2 assistiamo inoltre alla prima grande perdita subita da Ritsuko attraverso però gli occhi di quello che nel presente narrativo è suo marito. Di Kazufumi sappiamo ancora poco. Certamente è rimasto profondamente colpito dalla scrittrice e vuole vivere con lei una vita semplice ma gioiosa, purtroppo il suo amore si trasforma presto in mania di controllo e finisce per soffocare la già indebolita interiorità della donna.
Questo non è quindi un manga per chi ha voglia di una lettura leggera, senza troppo impegno. Non ci si deve comunque aspettare una storia troppo cupa. In effetti, grazie specialmente alla figura di Shunpei riusciamo a intravedere la luce in fondo al nero tunnel che Ritsuko sta percorrendo: è lui, con lo spirito ardente e passionale tipico della gioventù, a convincere la scrittrice a partire per Osaka ed è lui forse il più determinato a scovare i segreti che circondano Aoi. Non mancano poi gli sketch comici che lo vedono protagonista insieme alla sua “non-fidanzata” e ad altri personaggi satellite.
Lo stile
Stiamo leggendo un manga, ma è come se stessimo guardando un film. Questa è la prima sensazione che si ha sfogliando le pagine di quest’opera. Il tratto estremamente espressivo di Torikai è inoltre meravigliosamente nitido e pulito, meticoloso, senza tuttavia risultare minimalista. I disegni potrebbero ricordare lo stile d’oltreoceano, realistico e fedele alla quotidianità. I personaggi sono essere umani, con pregi e difetti, e il character design scelto dalla mangaka riesce ad esprimere perfettamente la loro celata complessità.
In più occasioni (vedasi le toccanti splash page) i disegni catturano, proprio come delle fotografie, momenti ricchi di pathos. L’autrice si serve infatti delle immagini per comunicare ciò che semplici baloon non possono contenere: le vere personalità dei protagonisti sono da ricercare nei loro volti, quindi nelle espressioni, negli sguardi, nei gesti prima ancora che nei dialoghi. Gli occhi, in particolare, riescono da soli a raccontarci di un universo a parte.
Ogni singola vignetta, piccola o grande, vuota o piena che sia, è quindi fondamentale per riuscire a ricostruire l’intricato puzzle che è Saturn Return.