NipPop x FEFF25: Intervista a Nakamura Mayu e Nahana!


La regista Nakamura Mayu e la fantastica attrice Nahana hanno risposto ad alcune delle nostre domande su She is Me, I am Her, un interessantissimo film antologico che esplora la vita di quattro donne nel periodo della pandemia di Covid-19.

 

NipPop: La nostra prima domanda è per la regista Nakamura. Il film è composto da quattro episodi incentrati sulle storie di quattro donne diverse, legati da un lato dai cambiamenti portati dalle misure di emergenza per contrastare la pandemia di Covid-19, dall’altro da due temi che attraversano in particolare tutti gli episodi seppur in modi diversi: la disillusione causata dai sogni infranti e la ricerca di intimità, sia fisica che emotiva. Come mai ha scelto di associare questi due temi in particolare alle storie che ha creato?

Nakamura: A prescindere dal genere, dal fatto che sia uomo o che sia donna, quando una persona raggiunge una certa età ci sono dei sogni che per tutta una serie di ragioni si trova costretto ad abbandonare, sogni che alla fine rimangono infranti o comunque non realizzati. A pensarci bene, questo succede più spesso alle donne, perché magari spinte dal desiderio o dalla necessità percepita di farsi una famiglia e creare un proprio ambiente domestico finiscono per dover rinunciare ai propri sogni ancor più degli uomini. Quindi, ecco, elementi come età e genere sono sicuramente influenti.

Invece per quanto riguarda il tema dell’intimità: la situazione pandemica ha creato molta solitudine - tutti quanti abbiamo vissuto in maniera isolata e si è creata questa voglia sempre maggiore di contatto, di intimità con altre persone. Anche perché la pandemia ha accentuato quello che era un legame già forte tra la società e la rete - ci ha reso una società fortemente legata a internet, e ormai si possono utilizzare i social per mettersi subito in contatto con qualcuno. Naturalmente non è un’esperienza comparabile a stabilire un contatto con una persona fisicamente di fronte a noi, ed è per questo che la voglia e l’importanza di creare un rapporto, un legame che sia faccia a faccia e quindi anche fisico, sono senza dubbio dei temi molto importanti proposti nel film.

NipPop: Passando invece a Nahana - lei interpreta quattro personaggi diversi all’interno dei quattro episodi del film. Ci sono state delle difficoltà particolari che ha dovuto affrontare nell’interpretazione di queste donne molto diverse fra loro? Ha usato qualche metodo particolare per differenziare al meglio i personaggi nella loro caratterizzazione? 

Nahana: Il primo episodio è stato filmato nell’estate del 2022, mentre i restanti tre sono stati girati in un secondo momento, in un lasso di tempo estremamente breve, e ovviamente questo ha reso più difficile differenziare. Innanzitutto, dovevamo rendere diversi i personaggi dal punto di vista estetico, e su questo punto ci siamo consultate e confrontate con la regista Nakamura e abbiamo deciso poi come fare a rendere i personaggi ben distinti nell’aspetto fisico.

Per quanto riguarda invece l’interpretazione della personalità di ognuna delle quattro donne, io e la regista ne abbiamo parlato lungo: abbiamo fatto delle ricerche insieme, cercando informazioni su persone che avevano perso la vista, sulle sex workers, e abbiamo passato un bel po’ di tempo osservandole e documentandoci. Questa è diventata la base della caratterizzazione dei personaggi.

Poi va detto che ognuno di noi è diverso. Non si possono assolutamente applicare pensieri e stereotipi del tipo: “ah, è una sex worker, quindi è così”, “ah, è una persona cieca, quindi è così”. Sono tutte persone diverse, individui diversi, quindi la cosa fondamentale è rappresentare questi personaggi per quello che sono a tutto tondo. Quindi, partendo da tutte le ricerche che abbiamo fatto insieme, io ho cercato di interpretare quelle che potevano essere le caratteristiche dei personaggi a modo mio, cercando di utilizzare i dati che avevamo raccolto come base per creare qualcosa che fosse sfaccettato, che rappresentasse la loro unicità.

 

NipPop: Tornando alla regista Nakamura - in questo film vengono rappresentate delle donne in un certo modo diverse, fuori dalle convenzioni sociali e dalle aspettative della società: donne disabili, sex worker, oppure donne che soffrono di disturbi alimentari. Quella di rappresentare delle donne che non si conformano alle aspettative della società è stata una scelta consapevole? Un modo di veicolare un messaggio preciso?

Nakamura: Sì. Nel primo episodio, ad esempio, la protagonista è una casalinga a tempo pieno, che quindi rientra nei modelli sociali e che sembrerebbe vivere una vita felice. Invece non è così, anche in quella vita quotidiana “normale” percepisce che le manca qualcosa. Allo stesso tempo, però, anche il personaggio della sex worker è una donna che si ritrova incastrata in questo lavoro, lo è diventata per necessità: il suo sogno era di fare l’attrice, e spera un giorno di diventarlo, ma intanto con i cinema e i teatri chiusi a causa del Covid ha bisogno di denaro e, poiché questo tipo di lavoro paga bene, ha deciso di continuare a farlo, però conservando dentro di sé il cuore di un’attrice - così come lo conserva l’altra protagonista dell’episodio, una senzatetto.

Nessuno di questi personaggi alla fine vuole essere interpretato come un outsider della società: si tratta di circostanze diverse, che però creano empatia, empatia con questo tipo di personaggi che poi vanno presi, osservati e capiti nella loro interezza.