Nel regno dei sogni e della follia - POP ポップ di Matt Alt


Manga, anime, videogiochi, karaoke ed emoji: questi e altri ancora sono prodotti culturali e termini nati e sviluppatisi in Giappone nel corso dell’ultimo secolo, a partire dal dopoguerra, e ormai entrati negli usi e costumi quotidiani globali. Matt Alt nel suo saggio POP ポップ, portato in Italia da Add Editore, ricostruisce come un paese ridotto in macerie sia divenuto il principale esportatore di sogni e fantasie escapiste al mondo.

Sono (quasi) sicuramente queste fantasie made in Japan ad aver innescato e alimentato sin dall’infanzia la fascinazione di tutti noi appassionati e studiosi, che prendano forma in una serie anime trasmessa in Tv, un peluche di una mascotte kawaii o il capitolo di una saga JRPG (Japanese Role-playing Game). Il Giappone, come sostiene Alt, si è dimostrato il principale incubatore per tutto ciò che è destinato a diventare trend, moda e infine rivoluzione culturale.

In POP ポップ (Pure Invention: How Japan's pop culture conquered the world in originale) si ripercorrono gli ultimi ottant’anni di storia del paese, sconfitto durante la Seconda Guerra Mondiale, e il grande ritorno su un campo di combattimento questa volta totalmente diverso: quello culturale. Ogni capitolo della prima parte del libro segue e racconta le vicende di alcuni cittadini giapponesi che con la loro mentalità artistica e una solida etica del lavoro hanno risollevato pezzo per pezzo la nazione: le Jeep di latta del giocattolaio Matsuzo Kosuge nate negli anni ’50 per stigmatizzare l’occupazione statunitense, la scoperta quasi casuale di Hello Kitty da parte della designer Shimizu Yūko, e le battaglie a “suon di pennino” fra mangaka come Tezuka Osamu e gli artisti di estrema sinistra del movimento gekiga. Il Giappone del primo dopoguerra è un calderone di idee e abitato da Prometei pazzi che creano dei moti culturali ben più profondi dei successi commerciali iniziali.

Due icone raccontate nel libro: la jeep di Kosuge, primo giocattolo che ha risollevato l’industria giapponese, e la prima apparizione di Hello Kitty su un portamonete della Sanrio.

 

L’attenzione dell’autore cade non solo sulle storie dietro a questi oggetti ormai considerati di culto, ma soprattutto sull’impatto che hanno avuto e su come hanno contribuito a costruire il softpower (la forma di potere politico esercitata da una nazione in base ai propri prodotti culturali) del Giappone, riversatosi poi negli Stati Uniti. Se fino a qualche decennio prima le truppe americane marciavano sulle strade di Tokyo, a partire dagli anni ’80 le nuove generazioni di statunitensi sono diventate avide consumatrici di ogni produzione made in Japan, costruendo un ricco immaginario sulle fantasie che arrivavano da oltreoceano.

Il punto di vista dell’autore, Matt Alt, risulta probabilmente l’aspetto più interessante del libro: giornalista e studioso americano, vive e lavora in Giappone dalla fine degli anni ’90, ed è una firma abituale su importanti testate internazionali come “The New Yorker”, “Wired” e “The Japan Times”, per i quali scrive dei rapporti fra Stati Uniti D’America e Giappone (i suoi lavori sono tutti consultabili sul suo sitoMa soprattutto è co-fondatore insieme alla moglie dell’agenzia di traduzione AltJapan, punto di riferimento da oltre vent’anni per l’adattamento dal giapponese all’inglese di opere fruibili su svariati media.

L'autore Matt Alt

L’autore Matt Alt

 

Da appassionato di lungo corso a figura “ponte” fra due culture, Matt capisce e riassume in modo avvincente l’emergere e gli sviluppi della creatività nipponica, ma senza mai cadere nella celebrazione fine a sé stessa del fanboy, nonostante mischi costantemente il racconto storico con l’esperienza biografica e i contatti di prima mano con la cultura pop giapponese.

In particolare, nella seconda parte del libro, analizzando il periodo post-bolla economica, il cosiddetto “decennio perduto”, Alt guarda con occhio critico e con il giusto distacco tutti gli sviluppi più recenti prodotti dal paese del Sol Levante, in particolare le ricadute sociopolitiche sulla cultura euro-americana: dallo sdoganamento della sub-cultura otaku grazie all’anime Neon Genesis Evangelion fino alla nascita del sito 2chan (e del suo più famoso corrispettivo americano 4chan), gli ultimi capitoli dipingono un quadro molto più grigio e cupo. Infatti, la stagnazione economica e l’immobilismo sociale hanno sicuramente contribuito a una generale insoddisfazione delle nuove generazioni, che hanno trovato negli strumenti del web una pericolosa valvola di sfogo libera da censure e norme sociali. I risultati si vedono nelle inaspettate conseguenze politiche che hanno avuto un effetto anche in Europa e America, a partire dalla nascita del movimento della destra alternativa (alt-right) e dal suo ruolo nell’elezione dell’ex presidente americano Donald Trump.

Un esempio della propaganda alt-right sfruttando personaggi anime, in questo caso Asuka Langley da Neon Genesis Evangelion.

 

Il quadro della situazione che Matt dipinge è pieno di sfumature: il Giappone non è più da almeno un decennio il leader incontrastato nella produzione di immaginari pop (posizione ora contesa fra Cina, Corea del Sud e Stati Uniti), ma detiene ancora un trono “simbolico” per tutti gli appassionati, che “infettano” il mondo reale con simboli e personaggi provenienti da opere nipponiche. Lo facevano gli studenti giapponesi durante i moti del ’68 con Ashita no Joe (conosciuto a livelo globale come Rocky Joe) assurto a simbolo della sinistra; succede proprio in questi giorni con Chainsaw Man durante le elezioni politiche in Argentina, con appassionati che votano in cosplay per supportare il candidato della destra libertaria Javier Milei.

La lettura di POP ポップè forse uno dei testi migliori non solo per scoprire un lato nascosto del Giappone, ma anche per comprendere le basi delle dinamiche e delle strutture che compongono la nostra cultura pop globale - un volume adatto a tutti i curiosi e gli appassionati, sia a coloro che si sono avvicinati da poco, magari guardando i battle shonen più popolari in streaming durante il periodo pandemico, sia ai più fedeli, magari collezionisti di gadget tecnologici come il mitico Walkman della Sony. Infine, un testo certamente utile a riflettere sull’impatto delle nostre passioni sul mondo reale, andando oltre stereotipi e apparenze.

 

 
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