Weathering With You, Your Name, The Garden of Words sono solo alcuni dei titoli di quello che viene da molti definito l’erede di Miyazaki Hayao; già premiato nel 2008 al Future Film Festival con la pellicola 5 centimetri al secondo, Makoto Shinkai torna con il nuovo e potente Suzume, titolo originale Suzume no Tojimari, il primo lungometraggio d’animazione in concorso alla Berlinale dopo ben vent’anni: un fantasy dolceamaro che ci permette di sbirciare nei ricordi intimi di un passato che non può tornare, ma per il quale si cerca di ritagliare ancora un posticino dentro di sé, che si è spesso tentati di visitare attraversando una porta.
Suzume è il racconto del processo di rimarginazione di una ferita ancora aperta. Suzume è l’immagine della paura collettiva di fronte ai disastri naturali. Suzume è il nome della protagonista, una diciassettenne vivace e intraprendente, la cui energia non è stata smorzata neanche dalle difficili prove che la vita le ha riservato: la perdita della casa in cui è nata e della madre a soli quattro anni, a causa di uno tsunami.
La natura è preponderante all’interno della pellicola, e nei lavori di Shinkai più in generale: qui il riferimento al terremoto e maremoto del Tōhoku del 2011 è chiaro ed è tradotto metaforicamente nella storia. Suzume si troverà ad avere nelle sue mani il destino dell’intero Giappone dopo aver fatto la conoscenza del misterioso Souta. Il ragazzo, alla ricerca di rovine e luoghi abbandonati, le rivelerà di essere un chiudiporte: la sua famiglia da generazioni ha il compito di chiudere le porte che mettono in contatto il nostro mondo con l’Altrove, luogo in cui dimora il “Verme”, una creatura gigantesca in grado di provocare i terremoti.
La trama del film si muove tra il caos totale di un paese abituato a farsi forza tra rovine e disastri naturali, e il sentimento, il tema che diventa centrale e risulta la chiave principale dell’opera dell’artista. Il fattore emotivo, però, si espande e va al di là dell’affetto percettibile nato tra Suzume e Souta. La forza dell’amore, in questo caso, è anche riuscire a superare un dramma personale che ritorna sempre nel cuore e nei sogni della ragazza: la perdita della madre. Il trauma esploderà dentro di lei con ulteriore intensità nel momento in cui Souta verrà trasformato in una delle due chiavi di volta che bloccano le porte dell’Altrove, acquisendo la forma della piccola sedia che la madre di Suzume aveva intagliato per lei quando era piccola. La maledizione è opera dello spirito che occupava precedentemente la chiave stessa, che nel film ritroveremo poi nelle sembianze di un simpatico ma malefico gattino di nome Daijin.
Ora Suzume si trova davanti a una scelta difficile: fare qualcosa di importante per l’umanità, oppure seguire il proprio cuore. Tutto sta nelle sue mani, nella sua forza di lottare e, anche, nel coraggio di accettare quel lutto che continua a perseguitarla.
L’energia emotiva è accompagnata dalla colonna sonora della band Radwimps, insieme al compositore Kazuma Jin'no'uchi e alla splendida voce della cantante Toaka per il brano Suzume. Impossibile infine non parlare della potenza che trasmettono i colori vivi, naturali, armoniosi e della qualità dell’animazione che risalta agli occhi dello spettatore visibilmente pazzesca!