La forza di un amore tutto al femminile: I married a girl to shut my parents up


Avete voglia di avvicinarvi al genere yuri ma non sapete da dove iniziare? Allora I married a girl to shut my parents up è il manga che fa al caso vostro! Ricco di spunti di riflessione riguardo la posizione sociale sia della donna che della comunità LGBTQ+, l’opera racconta con dolcezza e un velo di comicità la maturazione di un amore inaspettato ma eccezionalmente forte.

Dalla nuova linea editoriale di Star Comics dedicata al mondo queer arriva in Italia, tradotto da Alice Settembrini, I married a girl to shut my parents up di Naoko Kodama, autrice di Netsuzō Trap – NTR (manga inedito nel Bel Paese ma di cui è possibile fruire l’anime legalmente su VVVVID).

Partiamo dalle basi: il genere yuri (“giglio” in giapponese), conosciuto anche come “girl’s love”, comprende libri, film, manga e anime che mostrano una forte connessione emotiva, o amore romantico, o desiderio fisico tra donne (definizione tratta dal sito Yuricon, punto di raccordo fondamentale in rete per quanto riguarda il genere). All’estero viene spesso usato il termine “shōjo-ai”, tuttavia quest’ultimo ha un’accezione per lo più negativa in Giappone perché indica anche e soprattutto l’amore per adolescenti e bambine.

La trama

Machi Morimoto non ha mai avuto occasione di scegliere. Tutto nella sua vita è stato programmato nei minimi particolari dai genitori: che scuola frequentare, con quali bambini giocare, chi frequentare, in che tipo di azienda essere assunta. Da “buona figlia” lei non si è mai ribellata e ha anzi lavorato sodo per non deluderli, ma arriva al limite della sopportazione dopo l’ennesima pretesa: i coniugi Morimoto hanno cominciato a cercarle a destra e manca un marito. Per zittirli una volta per tutte, finge di sposarsi con una sua ex compagna di classe, Hana Agaya. Machi, che è convinta di non poter amare e che si sente soffocare al solo pensiero di convivere con qualcuno/a, scoprirà invece che la vita di coppia è tutt’altro che sgradevole!

Questione di emancipazione

Nonostante sia descritta dall’autrice stessa come opera in stile “light Kodama” (ovvero traboccante di amore sdolcinato, tante cose sceme e tette), I married a girl to shut my parents up muove una decisa critica alla società giapponese, che relega ancora la donna al ruolo di moglie e madre e che ancora fatica a riconoscere la comunità lgbtq+ al di fuori delle opere di fantasia.

La Kodama dissemina nelle 118 pagine che compongono la storia principale scene e dialoghi che ben fanno capire quale sia la posizione che una donna deve ricoprire, secondo l’attuale visione patriarcale della società: l’”errore” di Machi nel non essere ammessa a una scuola prestigiosa diventa agli occhi di suo padre anche un errore della moglie, la quale non ha svolto correttamente il suo ruolo di educatrice; o ancora il dirigente dell’azienda per cui la nostra protagonista lavora preferisce affidare un progetto importante a un uomo, magari giovane, invece che a una donna seppur diligente perché se si sposasse o rimanesse incinta potrebbe licenziarsi in qualsiasi momento.

Per molte donne giapponesi è difficile arrivare a ricoprire ruoli importanti all’interno delle aziende, sia perché una volta sposate vengono persuase a dedicarsi alla casa e alla famiglia, sia perché spesso non ci si aspetta che abbiano (e di conseguenza non vengono loro richieste) doti di leadership, ad esempio. Lo stesso potrebbe essere detto per tanti altri paesi (Italia inclusa), dove la differenza di salario tra maschi e femmine è ancora alta, o che vedono una percentuale consistente di giovani adulte che “preferiscono” rinunciare a lavorare. Per non parlare poi del disagio provato da molte impiegate e operaie a causa di mobbing e molestie.

Grazie ai sentimenti di e per Hana, la quale sebbene abbia un aspetto dolce si rivela essere piuttosto “aggressiva” e decisa nel suo modo di amare, Machi avrà l’opportunità di scoprire il mondo che la circonda e soprattutto di capire cosa lei voglia veramente. Finalmente l’amore sboccerà anche nel suo cuore e la finta convivenza si trasformerà in un vero e proprio matrimonio. O almeno in via ufficiosa, in quanto il Giappone (a giugno 2021) non permette alle coppie omosessuali di sposarsi. Per chi desideri mettere nero su bianco la propria relazione le alternative sono essenzialmente due: sposarsi all’estero e in seguito chiedere il riconoscimento del matrimonio alle autorità nipponiche, o diventare partner attraverso il certificato di partnership, molto simile alle unioni civili in Italia.

Gli attivisti arcobaleno continuano comunque a lottare per i propri diritti, e proprio nel marzo di quest’anno sono arrivati a un grande traguardo! Per la prima volta è stato stabilito da un tribunale giapponese (nello specifico un tribunale di Sapporo, nell’Hokkaido) che il divieto per le coppie gay di sposarsi è incostituzionale.

L’omosessualità, la transessualità, e il mondo queer in generale sono ancora vittime di un forte pregiudizio, e in molti decidono di nascondere la propria sessualità e/o identità di genere per non rischiare di ricevere critiche pesanti da parte di famigliari e colleghi.

Amore senza fiato

Nel volume è presente anche una oneshot parallela, una storia d’amore tra le due studentesse Rika Oshimi e Mutsuki Ishii. Entrambe frequentano un liceo rinomato per le discipline sportive e, tra tutti gli studenti, quella nella quale sono riposte maggiori speranze è Mutsuki. Rika, d’altro canto, costretta a ritirarsi a causa di un infortunio, ha rinunciato allo sport, sentendosi curiosamente grata di non poter più gareggiare. Soltanto Mutsuki ha capito i suoi sentimenti e sembra disprezzarla. Possibile che l’amore possa nascere anche in una situazione del genere?

In definitiva, il focus dell’intero volume è la forza interiore che nasce quando si è innamorati. Il carattere di Machi riesce a prevalere sulle pretese dei genitori, la sua (ritrovata) dedizione al lavoro le permette di ottenere un’importante promozione, e soprattutto è finalmente orgogliosa non solo di se stessa ma anche della persona che ha al suo fianco, la quale è stata capace di accompagnarla e spronarla verso un futuro felice e colorato. Allo stesso modo, Oshimi è incoraggiata a buttarsi in un amore apparentemente impossibile proprio dal nascente sentimento di affetto che prova per la sua compagna di scuola.

Lo stile

Purtroppo, non possiamo dire che lo stile del disegno sia uno dei punti di forza di I married a girl to shut my parents up. I volti e le espressioni dei personaggi sono ben delineati, ma nell’insieme il tratto è abbastanza generico.

La scelta di non approfondire ulteriormente le due storie potrebbe far storcere il naso ad alcuni lettori, tuttavia l’autrice riesce comunque a trasmettere il suo messaggio di emancipazione femminile e queer.

I married a girl to shut my parents up è un’opera leggera, tutta al femminile, che a modo suo cerca di combattere una visione ancora troppo maschilista e omofoba. La comunità lgbtq+ esiste, e tantissime donne ne fanno fieramente parte.