Coloratissimo, paradossale, fantascientifico, fumettoso, pop sono alcune delle definizioni che, solitamente, vengono utilizzate per presentare al pubblico l’arte di Takashi Murakami. Devo ammettere che quasi nessuno di questi termini, affiancati a qualche immagine vista in rete, avevano solleticato la mia curiosità per il mondo superflat creato dall’artista tokyoita. E invece, appensa superata la soglia della Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, a Milano, che ha ospitato una sua esposizione fino al 7 settembre, ho scoperto quanto di quell’universo mi fosse in realtà piacevolmente e follemente familiare. Di più: quanto rappresentasse una sapiente miscela di aspetti tradizionali, contemporanei, religiosi e fiabeschi in grado di catturarmi.