NipPop x FEFF26 – “(Ab)normal Desire”


Continuano le nostre recensioni dal FEFF 26! Oggi vi presentiamo (Ab)normal Desire, la nuova opera del regista Kishi Yoshiyuki arrivata nelle sale in Giappone nel 2023 e in anteprima Europea al Far East Film Festival 26 di Udine. Un intreccio fra vite diverse, che apparentemente non hanno molto in comune, ma che in realtà condividono un profondo senso di estraneità dal mondo che le circonda. 

 

Tratto dal romanzo “Seiyoku” di Asai Ryō, giovanissimo scrittore ma già acclamato per diversi suoi romanzi, (Ab)normal Desire muove un’aspra critica alla società giapponese attraverso un punto di vista unico, raccontando il disagio degli ultimi, gli emarginati e le loro difficoltà nel sentirsi accettati da una società che li considera “anormali”.

Kiryu Natsuki (interpretata da Aragaki Yui) lavora part-time in un negozio di elettronica dentro un centro commerciale. Vive la sua vita in modo passivo e abbastanza ordinario, anche se non aderisce appieno alle rigide aspettative della società giapponese: alla soglia dei trent’anni, infatti, non ha un lavoro stabile o un uomo che le stia accanto.

Natsuki in realtà non sente il minimo desiderio di percorrere queste tappe considerate ‘obbligatorie’, ma allo stesso tempo sente su di sé il peso delle aspettative degli altri - dalla collega incinta che non manca di ricordarle l’importanza di trovare marito e mettere su famiglia ai con programmi tv che rimarcano la sua incapacità di rientrare in questi schemi - che fa crescere in lei una grande sofferenza, portandola a emarginarsi da tutto e da tutti e a covare dentro di sé il desiderio di morire.

Natsuki però capisce di non essere completamente sola quando, in occasione di una riunione della sua vecchia classe di liceo, rivede Yoshimichi, con cui condivide fin dai tempi della scuola il suo più grande segreto: entrambi, infatti, provano eccitazione sessuale nei confronti dell’acqua e nelle sue forme dinamiche. Ritrovandosi, capiscono ben presto di aver bisogno disperatamente l’uno dell’altro e decidono quindi di trasferirsi insieme e sposarsi. Ma la loro non è una semplice relazione tra due persone che si amano, ma fra due individui che trovano finalmente nella compagnia reciproca la felicità e un motivo per vivere.

Allo stesso tempo, vediamo un’altra storia svilupparsi sullo schermo: quella della studentessa Kanbe Yaeko, che si innamora del suo compagno di studi Daiya pur avendo una profonda paura degli uomini procuratole da un evento traumatico del suo passato - il quale, tuttavia, viene solamente accennato all’interno della storia. Questa dualità tra repulsione e attrazione le provoca un immenso disagio, ma non sa che anche il ragazzo nasconde un grande segreto che in qualche modo finirà per intrecciarsi alle storie dei nostri protagonisti.

A collegare i fili di tutto, infine, troviamo il pubblico ministero Terai Iroki, interpretato da Inagaki Goro. Un personaggio che, come viene esplicitamente evidenziato, differisce in maniera sostanziale da tutti gli altri incontrati fino ad ora. Se infatti Natsuki, Yoshimichi, Yaeko, e Daiya sono tutti quanti individui che vivono ai margini della società, considerati “anormali” dalla maggior parte delle persone che li circondano, Terai ha tutto un altro ruolo: tutore della legge, insegue perennemente i canoni ideali di quella che viene considerata “normalità”, anche quando questi, nel corso della storia, entreranno in forte contrasto coi bisogni della sua famiglia. Scopriamo, infatti, che il figlio di dieci anni vuole smettere di andare a scuola per diventare un influencer pubblicando video online, ispirato da una sua coetanea. La moglie, pur non condividendo appieno la scelta del ragazzino, decide comunque di supportarlo solamente per vederlo felice, e non mancherà di provare a coinvolgere lo stesso Iroki in queste attività, senza però avere mai successo. Ma tutto cambia all’improvviso e le trame dei nostri personaggi si intrecciano quando, anche tra i commenti apparentemente innocenti sotto ai video creati dal figlio e dall’amico, si cela qualcuno che non ha buone intenzioni. E qui il film ci ricorda che non tutte le perversioni sono uguali: alcune sono innocue, mentre altre no - e spesso non è molto facile distinguerle.

Ed è sul finale che i ruoli per la prima volta si ribaltano: Iroki, l’unico tra i personaggi principali a rientrare nei canoni di questa finta normalità imposta dalla società, viene abbandonato ed emarginato dalla sua stessa famiglia per non essere riuscito ad essere il padre e il marito comprensivo di cui avevano bisogno. Soltanto in questo momento l’uomo riesce finalmente a comprendere quali sono stati gli errori che lo hanno portato a rimanere solo, anche se ormai potrebbe essere troppo tardi per tornare indietro.

L’opera di Kishi ci racconta, quindi, storie solo apparentemente diverse di individui che lottano con la frustrazione di non essere compresi dagli altri e di non riuscire ad aprirsi a relazioni significative con altre persone: ragazzi che scelgono di abbandonare la scuola, persone che non reggono la pressione esplicita e implicita da parte della società a sposarsi e avere figli, o ancora individui che provano repulsione nei confronti del sesso o lottano contro la società che li esclude per il solo motivo di appartenere ad una minoranza. Ognuno dei personaggi che incontriamo nasconde desideri reconditi che sente di non poter condividere, e il film racconta proprio la loro battaglia con una solitudine e un isolamento che sembra non aver fine. 

Ed è in quest’ottica che il fetish dell’acqua viene inserito all’interno della storia: come ha commentato il regista in una intervista a Hollywood Reporter, diventa una metafora per parlare e raccontare di queste minoranze, affrontando in maniera sensibile temi come il feticismo e i desideri sessuali e approfondendo ciò che è considerato ‘normale’ e ciò che non lo è senza giudizi di sorta. 

Pur spiegando questi concetti nel dettaglio e in maniera a volte troppo didascalica (risultando anche bizzarro), il film cattura efficacemente la tensione tra i desideri individuali e le aspettative della società. Nel complesso, tuttavia, (Ab)normal Desire risulta un’opera godibile. Ciononostante, non tutte le storie risultano ugualmente interessanti, portando lo spettatore ad appassionarsi più alla storia di Natsuki e Yoshimichi che a quelle, pur importanti, di Yaeko e Iroki.


 

 

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