Paola Scrolavezza conclude il ciclo Waiting for NipPop: Crossdressing in Context illustrando la nascita e l’evoluzione del Teatro Takarazuka e delle sue protagoniste.
Organizzato da NipPop in collaborazione con Power to the Pop – Osservatorio sulle culture pop contemporanee, si conclude con il quarto appuntamento il ciclo Waiting for NipPop: Crossdressing in Context. Da David Bowie al Teatro Takarazuka, rassegna di incontri dedicati alle tematiche del queer e delle intersezioni tra sessualità e genere, al centro di NipPop 2018 Borderlands: a-tipico Giappone. Paola Scrolavezza, docente di Cultura e Letteratura Giapponese presso l’Università di Bologna, ci racconta la storia della Takarazuka Revue, la prima compagnia teatrale esclusivamente femminile del Giappone.
I professori Paola Scrolavezza e Gino Scatasta insieme al pubblico di Waiting for NipPop
Il Takarazuka Kagekidan (宝塚歌劇団) è una forma di teatro caratterizzata dalle troupe di sole donne, che sulla scena performano sia ruoli femminili (onnayaku) che ruoli maschili (otokoyaku) e ricevono una formazione specifica esclusivamente per l’uno o per l’altro (con qualche rara eccezione). Il Takarazuka è nato nel 1913, subito dopo la fine dell’epoca Meiji, e tutt’ora in Giappone gode di un seguito numerosissimo, di tutte le età e quasi esclusivamente femminile. Le performance delle attrici prevedono non solo recitazione, ma anche danza e canto, in quanto forma di spettacolo musicale ispirato all’operetta occidentale, con alcuni elementi della tradizione giapponese.
Lo spettacolo Chicago interpretato dalle Takarasiennes
L’idea di un teatro che vede la recitazione di attori appartenenti a un solo genere non è però originaria del Giappone, ma si ritrova nelle tradizioni di altre culture anche molto lontane. Nello stesso Giappone era già in uso questa pratica nel teatro kabuki e nel teatro nō, dove la recitazione era prerogativa dei soli attori uomini. La ragione si riscontra nel fatto che in epoche precedenti lo status dell’attore era stato degradato al livello degli emarginati, vagabondi o prostitute, con la conseguenza di portare all’emanazione di una serie di decreti che fecero dell’accesso al palcoscenico un privilegio del sesso maschile. È interessante notare come nel teatro kabuki a godere di maggiore successo fossero gli onnagata, uomini che vestivano i panni di personaggi femminili, laddove nel teatro Takarazuka a essere più popolari sono le otokoyaku. Strettamente legata al teatro, in particolare in epoca Tokugawa col diffondersi di una cultura popolare, è poi la comparsa delle prime forme di fandom e di un vero e proprio merchandising, costituito dalle stampe ukiyo-e dedicate agli attori, a quei tempi arte di massa riproducibile e vendibile in molte copie.
Stampa ukiyo-e risalente al 1849 che raffigura un attore nel ruolo di onnagata
Il gender non è necessariamente definito dal sesso biologico e dalla sessualità, sono concetti diversi e distinti: è questo il principio alla base del teatro kabuki e Takarazuka, che mettono in scena il crossdressing e la performance del gender. Nell’800 una donna con i calzoni o i capelli corti avrebbe fatto scalpore, tanto in Europa quanto in Giappone, poiché il gender (usiamo il termine inglese per evitare le ambiguità della lingua italiana) è culturale e storicamente mutevole, in quanto insieme di comportamenti culturalmente definiti come propri di un determinato sesso biologico. Proprio per questo esso può essere appreso e performato, come avviene all’interno del Takarazuka. In questa pratica è infatti implicita una rigida codificazione del gender e di quelle che sono le caratteristiche che lo definiscono, per questo le Takarasiennes (termine francese usato oggi per riferirsi alle attrici della Revue) dedicano gran parte del proprio percorso formativo ad apprendere come performarlo (imparando anche a imitare la voce maschile in alcuni casi).
Uno dei numerosi adattamenti teatrali Takarazuka de Le Rose di Versailles
Il modello di mascolinità performato dalle Takarasiennes è un modello ideale, persanto per gli occhi di una donna medio-borghese, ma lo stesso vale anche per i personaggi femminili, con un’enfasi notevole su una gestualità stilizzata e stereotipata. Le attrici si specializzano nei loro ruoli anche sulla base di una serie di attitudini comportamentali e fisiche, per cui vediamo interpreti minute e delicate nei panni di personaggi femminili e attrici alte e dai lineamenti forti in quelli maschili. Il rapporto del teatro con il concetto di gender non è inoltre limitato al palcoscenico, ma si estende alla vita privata delle performer, a cui un rigido regolamento impone di rimanere sempre legate al proprio ruolo teatrale per non tradire le aspettative dei fan (aspetto che caratterizza anche il fenomeno idol).
Le rappresentanti dei maggiori gruppi del Takarazuka Revue
È evidente come il punto nevralgico per capire il Takarazuka sia l’androginia (dal greco andròs, genitivo di “uomo” e gyné, “donna”), che indica un ruolo di genere indefinito e intermedio perché presenta caratteristiche proprie di entrambi i gender e perciò sfugge alle classificazioni di genere tradizionalmente accettate. Teatro come trasgressione e rivoluzione quindi. Risultato che non era assolutamente nelle intenzioni del fondatore Kobayashi Ichizō, politico conservatore e dirigente delle ferrovie elettriche della linea Mino-o Arima, che per ristabilire l’afflusso turistico alla piccola cittadina termale di Takarazuka nel 1913 fondò appunto una compagnia teatrale, la Takarazuka Shōkatai (letteralmente “Coro Takarazuka”). L’imprenditore optò per un teatro composto di sole donne non perché volesse favorire l’emancipazione femminile, ma perché riteneva che esse, per quanto inferiori agli uomini in abilità, fossero più veloci nell’apprendimento, per cui gli avrebbero fatto risparmiare tempo e denaro. Emblematiche in questo senso le sue parole: “Solo un uomo può eccellere come chef, ma ci vuole una donna per ottenere rapidamente un risultato quasi altrettanto eccellente in casa.” Il suo sogno era fare della compagnia una scuola di formazione per ryōsai kenbo (letteralmente “buone mogli e sagge madri”), per questo vi erano ammesse (per un periodo di addestramento di 10 mesi) solo ragazze di età compresa fra i 13 e i 15 anni che dovevano aver completato l’istruzione primaria.
Kobayashi Ichizō davanti alla scuola da lui fondata
La prima performance del gruppo si tenne nell’aprile del 1914 al Paradise, lo stabilimento termale di Kobayashi, davanti ad un gruppo di spettatori immersi nelle vasche di acqua calda, realizzando la sua intenzione di attirare un pubblico vasto e variegato medio-borghese. Nel corso degli anni ’20 venne istituita una scuola di formazione ufficiale, la Takarazuka ongaku kageki gakkō, e introdotta la prima suddivisione in due gruppi (attualmente quattro) della Revue, Hanagumi e Tsukigumi (“compagnia dei fiori” e “compagnia della luna”). Nel 1927 si tenne il primo spettacolo in stile completamente occidentale, Mon Paris (Waga Pari Yo), dove fecero scalpore il vestito scollato della protagonista e le gambe nude delle ballerine. Lo scandalo non scalfì in alcun modo il successo del Takarazuka, che proseguì così inalterato fino agli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, in cui la militarizzazione e il clima di nazionalismo e censura mutarono in parte la natura originaria della compagnia. Risale infine agli anni ’30 la creazione del motto del Takarazuka: “kikou, tadashiku, utsurushiku”, letteralmente “purezza, integrità morale e bellezza”, tre aggettivi che riuniscono le caratteristiche ideali cui ogni Takarasienne deve aspirare ancora oggi.
L’adattamento teatrale takarazuka de Il Fantasma dell’Opera
Waiting for NipPop si è concluso, ma il tema del crossdressing sarà ripreso all’interno di NipPop 2018 attraverso due incontri, un talk di Marta Fanasca venerdì 18 maggio e riguardante i dansō e una tavola rotonda sul crossdressing e le culture pop sabato 19 maggio.
Per il programma dettagliato e altre informazioni sul festival e i suoi ospiti: nippop-eventi.it