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Tokyo Mirage Sessions #FE: dove si è sbagliato

20 Febbraio 2017
Lisa Stivè

A più di sei mesi dall’uscita europea di questo prodotto di nicchia, NipPop analizza i difetti e i pregi di Tokyo Mirage Sessions #FE, “figlio bastardo” di Atlus e Nintendo, ma sfortunato nello sviluppo quanto nelle vendite.

In principio era Shin Megami Tensei X Fire Emblem. Annunciato come una collaborazione tra Atlus, mostro sacro dello RPG alla giapponese, e Nintendo, era bastato un trailer minimalista per fare impazzire i fan di entrambi gli schieramenti: già si pensava alle infinite possibilità per combinare l’universo di Shin Megami Tensei, fatto di demoni, mostri, cupe atmosfere e decisioni manichee, con quello di Fire Emblem, dominato da re, cavalieri e solidi principi morali.

Questo era il 2013. Per due lunghi anni, il crossover scompare dalle scene, per poi ricomparire a gennaio 2015 in un trailer dove si vede una coloratissima Shibuya, idol canterine in costume da bagno e pegasi volanti. Nintendo lo annuncia trionfante: questo sarà Tokyo Mirage Sessions #FE, nato dalle ceneri del progetto originale.

Basta dare anche solo un’occhiata veloce al primissimo trailer per notare che non c’è niente di più diverso da Fire Emblem e Shin Megami Tensei di Tokyo Mirage Sessions #FE. Ambientato nella Tokyo moderna e alla moda di Shibuya e Harajuku, i protagonisti non sono che liceali con un lavoro part-time molto particolare: esplorare “fratture” tra le dimensioni (chiamate Idolasphere), malmenare le entità malvagie note come Mirage, e impedire loro di provocare disastri nel nostro mondo. Per fare ciò, sono aiutati da Mirage “buoni” che danno loro vari poteri, impersonati da figure di Fire Emblem, come Chrom e Caeda.

A fare da contorno a tutta la storia è il mondo dello spettacolo: i protagonisti sono infatti affermati performers o cantanti alle prime armi, che devono maturare per occupare un posto di rilevanza nell’effimero mondo delle idol. Non mancano infatti vere e proprie esibizioni e canzoni, realizzate da Avex Group e Fujisawa Yoshiaki, famoso per aver scritto quelle per Love Live.

Quello che sarebbe dovuto essere un crossover tra due saghe dove si scontravano il bene contro il male, è diventato un gioco di ruolo dalla trama leggera e dai personaggi stereotipati, che idealizza aspetti controversi dello showbiz giapponese, dove gli elementi tratti da Fire Emblem sono minimi e che indubbiamente si ispira più a Persona (il tono più “leggero”, i protagonisti divisi tra vita scolastica e lotta contro il male) che a Shin Megami Tensei.

Il videogame esce il 24 dicembre 2015 in Giappone, e le vendite si rivelano un disastro. Per la pubblicazione oltreoceano il gioco non viene doppiato e vengono mantenute le voci originali giapponesi: scelta che può essere compresa, considerando che è ambientato nella contemporaneità giapponese. Lo stesso discorso non può essere fatto però per la scelta di non tradurlo nelle varie lingue europee (in Italia, ad esempio, è arrivato solo in inglese), condannando definitivamente a scarse vendite un prodotto già di nicchia.

Non sappiamo bene dove Atlus, o Nintendo, abbiano sbagliato nel confezionare questa avventura dalle ottime premesse, ma sta di fatto che il risultato sembra essere un refuso che nessuno ha chiesto, di cui nessuno sentiva il bisogno, e da cui tutti (dai fan di Fire Emblem a quelli di Shin Megami Tensei in primis, fino alla stessa Nintendo) sembrano prendere le distanze.

Tuttavia, nel bene e nel male, Tokyo Mirage Sessions #FE si rivela un videogioco dalle basi solide, che riesce a portare su una console moderna (Wii U) un sistema di esplorazione e combattimento (a turni) tradizionale, dato per morto da molti in questa epoca dove i combattimenti sono ormai in tempo reale.

La domanda finale sorge spontanea: Tokyo Mirage Sessions #FE vale la pena?

Se cercate un buon JRPG per passare il tempo, con una trama leggera che non è originalissima ma non ha troppe pretese, con personaggi che sono stereotipi anime visti e rivisti ma comunque apprezzabili, allora la risposta è sì, Tokyo Mirage Sessions #FE rimane un apprezzabile gioco di ruolo dai maestri del genere (Atlus è sempre Atlus) che non ha niente in meno di altri.

Se invece avreste voluto ben altro da un crossover con infinite potenzialità, se preferite l’atmosfera da fine del mondo di Shin Megami Tensei, vi conviene stare molto, molto a distanza, ripiegando su Shin Megami Tensei IV Apocalypse, l’ultimo arrivato nella serie, o sul futuro capitolo recentemente annunciato per Nintendo Switch.

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