NipPop

Oldies but goldies – Orange Days

28 Maggio 2015
Elena Tessari

Orange Days (Orenji deizu オレンジデイズ, “I giorni delle arance”) è stato trasmesso in undici puntate nella primavera 2004 sulla rete privata TBS nello slot della prima serata della domenica. Ha avuto un ottimo successo di pubblico con una media di ascolti del 17%.

Kai (Tsumabuki Satoshi) è uno studente al quarto anno di psicologia sociale che, come i suoi colleghi, si sta preparando alla laurea e all’ingresso nel mondo del lavoro. Un giorno, camminando per il campus, nota una ragazza molto bella che si esercita con il violino tutta assorta in se stessa, e ne rimane molto colpito. Ben presto scopre che la ragazza, Sae (Shibasaki Kou), ha perso l’udito durante l’infanzia a seguito di una malattia, e ora comunica solo grazie alla lingua dei segni. Sae è una ragazza molto diretta e a volte scontrosa a causa del suo problema, ma Kai la affronta con determinazione e affetto. Il loro legame d’amicizia, basato sul reciproco tentativo di abbattere le proprie insicurezze e realizzare i propri sogni professionali, diventa sempre più forte e importante, fino a sfociare nell’amore. Il gruppo di amici che si forma grazie a loro comprende due compagni di Kai, Keita (Eita) e Shohei (Narimiya Hiroki), e una cara amica di Sae, Miho (Ozawa Akane). Tra i tre sorgerà un triangolo amoroso che tuttavia alla fine non rovinerà l’amicizia.

Miho e Keita cantano e segnano Shanghai Honey degli Orange Range per Sae

Orange Days è una bella storia di formazione ispirata agli anni della giovinezza durante i quali si cresce come individui e come membri della società. L’ultimo anno di università è infatti quello durante il quale si concentrano le attività di placement lavorativo, ed è quindi una fase di transizione importante che determina in gran parte il futuro dei laureandi giapponesi. In Orange Days vengono quindi anche raccontati i percorsi – a volte inusuali – dei cinque personaggi principali. Se Kai e Miho scelgono una strada che rappresenta il naturale proseguimento del loro percorso universitario, Keita deve decidere se prendere o meno in mano l’attività di famiglia, Shohei sembra interessato a diventare un artista, e infine Sae tenta la via della musica.

Un tema importantissimo del drama ovviamente è la sordità della protagonista femminile, Sae. Durante tutto il corso della serie viene posto l’accento sulle difficoltà che la ragazza deve affrontare nella vita quotidiana e nei rapporti con gli altri a causa del suo handicap, ma non si cade in nessun tipo di pietismo. Sae è una ragazza agguerrita e di carattere, che crescendo trova la forza di superare le sue insicurezze.

Orange Days non è l’unico drama di successo che presenta dei protagonisti sordi. Ad esempio nel 1995 il drama Aishiteru to ittekure (愛していると言ってくれ, “Dimmi che mi ami”), il cui protagonista maschile è sordo, aveva avuto un ottimo successo di pubblico e aveva creato un momentaneo interesse generale nei confronti della lingua dei segni.

Note

La JSL (Japanese Sign Language), la lingua dei segni giapponese, attualmente non è riconosciuta a livello istituzionale, esattamente come altre lingue dei segni tra cui quella italiana (LIS).

Iscriviti alla nostra Newsletter!

Oltre a rimanere aggiornato sui nostri eventi e le nostre attività, riceverai anche l'accesso a contenuti esclusivi!

Marketing a cura di

Prossimi eventi

Articoli recenti

Mascotte design: il mondo delle delle mascotte giapponesi

In Giappone non c’è stazione ferroviaria, evento locale o spot turistico che non sia popolato da almeno una mascotte. Buffe, adorabili, a volte stranamente inquietanti, le Yuru-Kyara (o Yuru-Chara, ゆるキャラ) sono diventate un simbolo della cultura pop giapponese. Ma cosa sono esattamente queste mascotte? E soprattutto, perché i giapponesi le amano così tanto?

Leggi tutto

NipPop x FEFF27: “Dollhouse”

Come si fa a fare un film horror dopo una carriera trentennale di sole commedie? Questa è la domanda che critica e pubblico si sono posti quando Yaguchi Shinobu, noto regista giapponese, ha sorpreso tutti al Far East Film Festival di Udine quest’anno portando alla kermesse Dollhouse in anteprima mondiale. In questa storia di bambole possedute le risate sono sostituite da (forse troppi) jumpscare, ma comunque propone idee e suggestioni interessanti.

Leggi tutto