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Le interviste di M.me Red: Jirō Taniguchi secondo Susanna Scrivo, ovvero di disegni e di parole

12 Febbraio 2017
M.me Red

Uno dei grandi maestri del fumetto giapponese, Taniguchi Jirō, si è spento sabato 11 febbraio all'età di 69 anni, e la vostra M.me Red ha chiesto a Susanna Scrivo – amica traduttrice ed esperta di cultura del manga – di raccontare l’artista e il suo lavoro.

NipPop: Hai firmato la traduzione di alcuni dei lavori di Taniguchi pubblicati in Italia: come è stato il tuo ‘incontro’ con lui?

Susanna Scrivo: Da traduttrice, ho sempre considerato un onore e una specie di conquista professionale raggiungere certi autori. In realtà sappiamo benissimo che non è così, che a volte ci capitano per le mani degli autori molto più grandi di noi troppo presto, ma tant’è.

Taniguchi rappresentava senz’altro per me una di quelle vette difficili da raggiungere, per usare una metafora che gli sarebbe stata cara. Quindi, quando Alessandra (Marchioni, Planet Manga) mi propose di tradurre Sky Hawk mi sentii pazza di gioia come poche altre volte, orgogliosa ma anche carica di una grande responsabilità.

Quando un manga è bello, il merito è sempre dell’autore. Se è brutto, si tende talvolta a dare la colpa al traduttore, e riesce difficile immaginare che fosse brutto già in partenza! Ma con Taniguchi sapevo che questo rischio non ci sarebbe stato, e che avrei dovuto fare un buon lavoro per rendere al meglio la sua scrittura pulita, essenziale eppure ricca di dettagli, emotiva ma sempre appropriata… proprio come i suoi disegni.

E, a proposito dell’amore di Taniguchi per i dettagli, è stato proprio durante la traduzione di K che mi sono ritrovata davanti a uno scambio di battute in urdu, ovviamente traslitterato in giapponese… Uno di quei momenti che fanno invecchiare precocemente i traduttori!

Mi è capitato in seguito di tradurre altri volumi di Taniguchi sceneggiati da altri autori (il primo volume di Trouble is My Business, scritto da Natsuo Sekikawa, e Gourmet 2, di Masayuki Qusumi), che mi hanno messa davanti a una sfida ancora diversa: tradurre della vera e propria letteratura a fumetti.

NipPop: Taniguchi in Europa ha visto la propria notorietà crescere forse più che in Giappone: a cosa è dovuto secondo te questo straordinario successo?

Susanna Scrivo: Credo che lo stile di Taniguchi sia, in effetti, molto più europeo che giapponese. In un’intervista, lui stesso ha dichiarato di essere stato, sin da molto giovane, un grande appassionato di fumetti franco-belga. Le sue letture devono averlo influenzato molto. Nella stessa intervista, racconta che negli anni ‘90 venne in Europa per fare un giro di conferenze, e la calorosa accoglienza dei lettori lo stupì molto, perché non immaginava che il suo lavoro, non celeberrimo in Giappone, stesse riscuotendo tanto successo in Europa.

In ogni caso, a parte il suo stile evidentemente vicino al gusto europeo, credo che un altro dei motivi per cui Taniguchi sia tanto amato fuori dal Giappone sia il suo modo discreto ed elegante di raccontarci la cultura nipponica. Serie come Ai tempi di Bocchan o Gourmet ci mostrano dei pezzi veri di Giappone, che affascinano e conquistano anche il lettore meno interessato o diffidente. Anche Rumiko Takahashi deve parte del suo successo in occidente all’aver avvicinato i lettori alla cultura giapponese, ma è chiaro che il suo stile sia molto diverso e, probabilmente, meno attraente per chi non ama il fumetto giapponese, il manga in senso stretto.

NipPop: Dal punto di vista di esperta di cultura del manga quale sei, come si colloca la produzione artistica di Taniguchi nel panorama del fumetto giapponese contemporaneo? e quale è – sempre secondo te – l’eredità che lascia?

Susanna Scrivo: Premesso che per me i fumetti sono tutti fumetti e basta, e che sinceramente trovo ancora un po’ difficile usare, per esempio, la definizione “graphic novel”, credo che Taniguchi rappresenti davvero un esempio sui generis nel panorama del fumetto giapponese. I suoi fumetti hanno una raffinatezza letteraria che – diciamocelo pure – non tutti i manga possono vantare. Credo che il suo esempio possa aprire nuovi orizzonti anche ai giovani autori giapponesi in cerca di un equilibrio tra “graphic novel” e “manga”, tornando alle odiose definizioni.

NipPop: E a chi non si è mai avvicinato ai lavori del maestro, quale fra i tanti che ha firmato e che sono tradotti in italiano consiglieresti per cominciare?

Susanna Scrivo: Io amo Gourmet e Ai tempi di Bocchan, e consiglierei a tutti di leggerli. Poi, in verità, ce n’è per tutti i gusti… per gli amanti della montagna (La vetta degli dei, K), dell’avventura (Seton, L’uomo della tundra, I cani degli dei, Sky Hawk), del genere hard-boiled (Trouble is my business), e per gli amanti della poesia pura (L’uomo che cammina, Gli anni dolci, Quartieri lontani).



 

Taniguchi Jirō era nato nella città di Tottori, nel Chūgoku, ma inizia la sua carriera a Tōkyō, come assistente del mangaka Kyota Ishikawa. La sua opera di debutto è Kareta heya (La stanza arida), ambientata nella stanza di una ex casa di appuntamenti dove l'autore stesso aveva vissuto, dove già si delinea il suo stile personale. Si dedica quindi alla creazione di varie opere a tema hard-boiled, in collaborazione con lo scrittore Natsuo Sekikawa, fra le quali ricordiamo Muboi toshi (Città aperta) e Nishikaze wa shiro (Il vento dell'est è bianco). Poi, nel 1985 inizia a lavorare a Bocchan no jidai (Ai tempi di Bonchan): l’opera, ispirata al classico della letteratura giapponese Bocchan di Natsume Sōseki, gli permetterà di ottenere il premio “Japan Cartoonists Association Awards’ Excellence Award” e il “Tezuka Osamu Cultural Prizes’ Top Honor”.

Taniguchi ha studiato per molto tempo il fumetto europeo, finendo per sviluppare uno stile grafico originale che si distacca da quello classico giapponese. Non a caso l’autore è stato molto apprezzato in Europa, soprattutto in Francia dove una collaborazione con il fumettista Moebius ha condotto alla creazione del fantascientifico Ikaru (Icaro), che tuttavia non ottenne un grande successo e rimase alla fine incompiuto. Nel 2003 Taniguchi viene insignito del prestigioso premio Alph’Art al Festival di Angouleme per la miglior sceneggiatura con l'opera Harukana machi-e (In una lontana città), e nel 2011 la Francia gli conferisce l’onorificienza di Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres; nello stesso anno parteciperà in qualità di ospite principale all’edizione annuale di Lucca Comics & Games.

Nel corso della sua vita Taniguchi Jirō ha spaziato tra differenti generi, dalla fantascienza allo storico e a molti altri. In particolare nelle opere delle quali è autore unico, come Aruku hito (L’uomo che cammina), emerge la sua capacità di portare il lettore a riflettere su forti tematiche sociali.


Susanna Scrivo, traduttrice ed esperta di Giappone contemporaneo e di cultura del manga, si è laureata presso l’Università di Napoli “L’Orientale” con una tesi sulla letteratura giapponese contemporanea e ha frequentato per un anno la Sophia University di Tokyo. Dal 2005 lavora come traduttrice di fumetti giapponesi, collaborando con diverse case editrici specializzate. Ha inoltre curato, insieme a Roberta Ponticello, il volume Con gli occhi a mandorla – Sguardi sul Giappone dei cartoon e dei fumetti (Tunué, 2005) ed è autrice dei volumi Nuvole e arcobaleni – Il fumetto GLBT (Iacobelli, 2009); Heidi, la bambina delle Alpi (Iacobelli, 2009); Rumiko Takahashi, la regina dei manga (2010); “Woman-ga: una genealogia femminile che nasce dal teatro” (in Leggendaria n. 88, 2011); “Buone mogli e sagge madri: le donne giapponesi e la loro rappresentazione in manga e anime” (in La bomba e l’onda – Storia dell’animazione giapponese da Hiroshima a Fukushima di Andrea Fontana, Edizioni Bietti, 2013); “Non tutto il maschilismo viene per nuocere: breve storia del fumetto giapponese al femminile”, in DWF NN. 105-106 (2015). A volte scrive di fumetti e di traduzione sul suo blog, lostintranslating.tumblr.com.

 

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