Dragon Quest II: la leggenda continua

Sono passati 100 anni dagli avvenimenti del primo capitolo. Per un secolo la pace ha regnato nel regno di Alefgard, così come nei circostanti regni fondati dal primo erede della casata dei Roto e dalla principessa Lora. Ma le sorti del mondo sono destinate a cambiare.

La narrazione di Dragon Quest II inizia infatti con l’attacco da parte delle armate del re magico Hargon al castello di Moonbrooke. Di questo verrà informato il primo dei protagonisti, il principe di Lorasia (Midenhall nella versione anglofona del gioco) che, una volta unitosi al principe di Sumaltria (Cannock negli US) e alla principessa di Moonbrooke, partirà per ottenere la disfatta del malvagio Hargon.

 

 

Ed è proprio l’introduzione del sistema di party la maggiore novità presentata da questo capitolo: se fino a ora il giocatore aveva modo di controllare un solo personaggio in lotte 1vs1, adesso deve fare i conti con lotte multiple, dove il numero dei mostri può anche superare quello degli alleati. Inoltre, seppure ufficialmente le classi risultino ancora assenti, è impossibile non notare che ciascuno dei tre principi ha abilità ben diverse: il principe di Lorasia non è in grado di sferrare magie ma può controllare pressoché ogni tipo di arma, il che lo rende molto simile al classico Guerriero; il principe di Cannock è in grado sia di assestare buoni attacchi con la spada che di effettuare magie offensive e curative, tratti che lo avvicinano alla tipica classe dell’Eroe; le irrilevanti capacità offensive della principessa di Moonbrooke sono invece controbilanciate dall’eccellente controllo che ha su ogni tipo di magia.

 

 

Benché il mondo esplorabile sia nettamente più vasto di quello di Dragon Quest I, si può notare un sensibile calo della difficoltà, che non intacca però la piacevolezza dell’esperienza di gioco. Stavolta i continenti non sono liberamente esplorabili, ma sarà necessario soddisfare le varie sub-quest prima di poter avanzare verso il regno successivo.

Altra novità che verrà poi mantenuta per i capitoli successivi è l’imbarcazione, grazie alla quale non solo potremmo spostarci più facilmente verso zone altrimenti difficili da esplorare, ma anche intrattenerci in stimolanti combattimenti marini.

Il gioco si presenta quindi come ancora “acerbo” rispetto ai numeri che lo seguiranno, proprio per la mancanza di un sistema di classi liberamente gestibili e, conseguentemente, di personaggi interscambiabili. Ciononostante rimane una finestra piacevole sia per lo sviluppo della trama, che si intreccia nella vita dei tre protagonisti, sia per tutti i già citati elementi che lo rendono più evoluto rispetto al suo predecessore.

 
 
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