Il Giappone a tavola: tutto quello che dovete sapere in fatto di etichetta


Gli usi e le consuetudini dei giapponesi a tavola sono molto diversi da quelli comuni a noi europei. Quando si partecipa a un pasto giapponese è bene tenere a mente alcune regole fondamentali del loro galateo, soprattutto per non mancare loro accidentalmente di rispetto.

Posizione a tavola: il seiza
Come molti di voi già sapranno, nella maggior parte dei ristoranti, così come se siete ospiti a casa di qualcuno, è consuetudine in Giappone togliersi le scarpe prima di sedersi a tavola. Contrariamente alle usanze europee, non ci sono sedie al tavolo ma gli zabuton (座布団, “futon su cui sedersi”), cioè cuscini da appoggiare sul tatami (, la tradizionale pavimentazione giapponese) e sui quali inginocchiarsi. Il tavolo basso, infatti, impone di inginocchiarsi, e il modo corretto di farlo è in stile seiza (正座, “sedersi correttamente”), cioè sui propri talloni.
Il seiza è la posizione seduta tradizionale giapponese che per noi europei, non essendo abituati, risulta molto difficile da mantenere. Ma non disperate! Esistono modi per sedersi di solito adottati in situazioni più informali, che vengono incontro anche alle difficoltà di noi stranieri. Queste posizioni più “comode” sono:  agura (胡坐,”seduta forestiera|barbara”), riservata agli uomini, cioè a gambe incrociate, e yokozuwari (横座り, “seduta di lato”) per le donne, cioè con le gambe ripiegate da un lato.
Sedersi in seiza è usuale anche in molte arti tradizionali giapponesi quali la cerimonia del tè (cha no yu 茶の湯), la calligrafia (shodō 書道) e la composizione floreale (ikebana 生け花いけばな).

Bacchette in tavola
Gli hashi (), che ormai hanno conquistato anche l’Europa, sono le tipiche posate giapponesi. Si tratta di due bastoncini affusolati, di uguale lunghezza, comunemente di legno o bambù, ma anche in materiali più pregiati come osso o avorio. A tavola le bacchette hanno un ruolo fondamentale e bisogna stare attenti a come si usano. È molto importante ricordarsi che non vanno mai incrociate, appoggiate sul tavolo o usate per indicare qualcuno o qualcosa, perché è segno di maleducazione. Solitamente quando non si stanno utilizzando, bisogna appoggiarle sull’apposito sostegno hashioki, (箸置) o adagiarle sulla ciotola più bassa.
Per servirsi da un piatto di portata occorre girare le bacchette e usare le estremità “pulite”, cioè la parte che non viene a contatto con la bocca, per rispetto degli altri commensali. Se si vuole servire o ricevere del cibo è buona educazione passare il piatto con entrambe le mani. In questi casi, bisogna sempre evitare di avere in mano le bacchette. Per offrire un assaggio a qualcuno si utilizzano gli hashi per prendere il cibo e metterlo nel suo piatto. Si evita sempre di passare il cibo da bacchette a bacchette perchè è considerato un gesto che porta sfortuna dato che ricorda i riti funebri (questo passaggio viene fatto dai sacerdoti ai funerali con le ossa dei defunti cremati). Per lo stesso motivo è cattiva educazione mettere verticalmente gli hashi nella ciotola del riso perché potrebbero ricordare le bacchette d’incenso per commemorare i morti.

Tutti a tavola
Contrariamente alle nostre abitudini che prevedono un pasto con diverse portate, il pasto giapponese è presentato tutto insieme sula tavola imbandita. I vassoi con le pietanze, dai quali tutti possono servirsi, sono posizionati a centro tavola. Solitamente nella cultura occidentale è considerato elegante utilizzare un unico servizio di piatti. In Giappone invece i piatti e i bicchieri sono scelti per i loro colori e le loro forme, quindi sono in genere tutti diversi. Si dice che una brava padrona di casa cerca sempre di armonizzare i colori del cibo con quelli dei piatti che lo contengono, per rispetto alla regola che il cibo nutre sia il corpo che l’anima.
Prima di iniziare a mangiare bisogna dire “itadakimasu”, che assomiglia al nostro “buon appetito” ma più precisamente significa “ricevo questo cibo (e ringrazio)”. Anticamente infatti era una piccola preghiera per ringraziare il dio del cibo. Una cosa importante è anche rispettare i tempi: non si deve iniziare a mangiare prima che tutte le portate siano state disposte sulla tavola o prima di essere invitati a cominciare. Al termine del pasto, in segno di gradimento, i commensali usano esclamare “gochisōsama!” che significa “il pasto era delizioso e nutriente!”.

È buona educazione fare rumore?
Ebbene sì, in Giappone le zuppe vengono consumate senza cucchiaio, bevendo dalla ciotola in modo rumoroso. Il “rumore” quando si mangia, sgradevole a noi stranieri, è invece gradito ai giapponesi perché significa che si sta apprezzando il piatto. Inoltre, sorbire in questo modo le zuppe, ma anche le bevande calde, ha lo scopo di raffreddarle perchè generalmente vengono servite bollenti.

Bevande: servire o essere serviti?
Per quanto riguardo il bere a tavola anche qui bisogna seguire alcune regole del galateo nipponico. Se siete ospiti a casa di qualcuno è importante sapere che il padrone di casa serve il sake (, “bevanda alcolica” o anche detto “vino di riso”) ai suoi ospiti, mentre uno dei commensali dovrà servire lui. Attenzione: mai versarsi da bere da soli. Al contrario, bisogna aspettare che qualcuno vi serva ed è buona educazione ricambiare sempre il gesto. Un bicchiere vuoto significa che si vuole ancora bere quindi se non si vuole altro basta lasciarlo pieno. Sulle tavole giapponesi, oltre al sake, si possono trovare la birra e soprattutto il thè verde, che è una bevanda molto usata per accompagnare i pasti. Infine, una volta riempiti tutti i bicchieri, si brinda esclamando kampai! visto che il solito “cin-cin” ha un significato tutt’altro che beneagurante in Giappone.

Ora siete pronti pronti per sedervi a tavola: itadakimasu!

 

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