“Plan 75” di Chie Hayakawa — una distopia non così lontana!


L’esordio alla regia di Hayakawa Chie, che vede come protagonista Baishō Chieko, stella del cinema giapponese, è stato presentato in anteprima il 29 aprile 2023 al Cinema Teatro Galliera di Bologna in attesa dell’uscita nelle sale italiane a partire dall'11 maggio. Curiosi? Allora continuate a leggere!

Sotto il segno della Tucker Film, la casa di distribuzione specializzata nel cinema dei paesi dell’Est asiatico che ha portato in Italia pellicole acclamate in tutto il mondo come Drive my Car di Hamaguchi Ryūsuke, arriva nel nostro paese Plan 75 - un film importante, capace non solo di emozionare ma di stimolare riflessioni su un tema che tocca il Giappone e l’Italia allo stesso modo: l’invecchiamento della popolazione.

La serata speciale del 29 aprile 2023 viene introdotta proprio dalla regista del film, Chie Hayakawa, arrivata direttamente dal Giappone per il Far East Film Festival di Udine e ospite in sala al Cinema Teatro Galliera di Bologna. Hayakawa ha iniziato rivolgendo un ringraziamento speciale alla protagonista Baishō Chieko, icona che vanta una lunga carriera nel cinema giapponese. Un’artista trasversale: attrice - ricordiamo il suo ruolo più famoso, quello di Sakura nella longeva serie Tora-san -, doppiatrice per film di animazione, e persino celebre cantante!

La pellicola ci presenta un Giappone dal futuro difficile - un futuro non così distante dal nostro presente e che tocca anche L’Italia. Al centro della trama, il problema sociale dell’invecchiamento della popolazione: un argomento delicato, che si intreccia ad altre problematiche sociali, e che in questo film, grazie alla sensibilità unica di Chie Hayakawa, arriva diretto al cuore dello spettatore.

Non manca certo un forte intento di critica sociale: la regista, infatti, ci pone davanti a una prospettiva terrificante, quella di un futuro nel quale la vita delle singole persone, delle fasce più deboli e marginali della popolazione, inizia a perdere progressivamente valore. E tutto ciò accade nell’indifferenza totale: vediamo gli altri personaggi, quelli non toccati dalla situazione, distogliere lo sguardo da ciò che sta accadendo, dalla crudeltà della situazione.

Il film si apre infatti con una strage in una casa di riposo per anziani, una scena iniziale che racchiude già il nucleo tematico di tutto il film e che è ispirata ad un fatto di cronaca avvenuto in Giappone nel 2016, una strage in un centro disabili. Plan 75 è un film che vuole puntare i riflettori sull’avversione e sull’abbandono che la società giapponese riserva alle categorie più ‘deboli’. 

La trama si snoda principalmente fra tre storie che si intrecciano lungo il filo della narrazione: insieme alla protagonista Michi, una donna anziana di 78 anni, viene portata sullo schermo anche la triste storia di un ragazzo, Hiromi, promotore del Plan 75, e della giovane infermiera di origini filippine, Maria.

Se Michi trascina la sua vita ripetitiva, divisa tra il lavoro come donna delle pulizie in un hotel e il ritorno in una casa vuota, il giovane Hiromi cerca di promuovere il programma, fino a quando l’incontro con un suo vecchio zio lo farà riflettere sul suo operato con maggiore emotività. Ma anche Maria conduce una vita in bilico, tra le poche possibilità che ha uno straniero in Giappone e la necessità impellente di avere un lavoro che paghi abbastanza da provvedere alle cure per la malattia della figlia rimasta nel suo paese natale.

Ma cos’è “Plan 75”? Plan 75 è un programma, voluto dal governo, che incentiva gli anziani che abbiano superato i 75 anni a sottoporsi intenzionalmente all'eutanasia, in modo da cercare di risolvere il problema dell’invecchiamento della popolazione. A questo proposito, il programma viene presentato allo spettatore anche attraverso una serie di scene strategiche per attirare al meglio la nostra attenzione: per esempio, lo sguardo di Yoko, la giovanissima centralinista del Plan che accompagna Michi al suo inesorabile destino, che guarda direttamente in camera per delineare con più profondità la dura realtà.

Plan 75 è un film con un forte portato emotivo. I gesti, le espressioni, i suoni, le musiche sono ingombranti, cercano di occupare tutto lo spazio possibile anche a discapito dei dialoghi: grande pregio di Chie Hayakawa è infatti quello di riuscire a comunicare esattamente quello che i personaggi stanno vivendo e provando con poche parole e tanti sguardi. La solitudine di Michi la sentiamo tutta; nelle silenziose mattinate nel suo piccolo appartamento, nel desiderio di continuare a parlare con Yoko, nonostante i soli 15 minuti al giorno di assistenza a disposizione, nel momento in cui non riesce a trovare un nuovo lavoro e non ha nessuno a cui aggrapparsi.

L’idea che ci facciamo, e che rispecchia in qualche modo la realtà, è quella di una mancanza di coesione verticale della società giapponese; i nuclei familiari non sono intersecati, le generazioni sono distaccate, e gli anziani non interagiscono più di tanto con figli e nipoti. A rafforzare quest’idea nella pellicola è anche la presenza della comunità filippina: la scena in cui Maria chiede aiuto ai familiari per l’operazione di sua figlia inserisce un elemento che crea un forte contrasto: un grande pranzo di famiglia, baci, abbracci, parole di conforto si contrappongono ai silenzi e alle cene in solitudine di Michi.

Hayakawa lancia un messaggio di speranza, che all’interno della pellicola è portato avanti soprattutto dai giovani; Maria, Hiromi e Yoko in un qualche modo entrano tutti a far parte del Plan 75. Maria è sicuramente fin dall’inizio la più titubante, accetta il lavoro per necessità ma si interroga sul risvolto morale, Hiromi e Yoko svolgono il loro dovere in maniera meccanica, quasi alienata. Ma arriverà per entrambi l’incidente scatenante che farà loro aprire gli occhi; Hiromi scopre che i resti di chi si sottopone al piano vengono abbandonati insieme ad altri materiali di scarto e carcasse di animali, mentre Yoko si affeziona a Michi durante le chiamate di assistenza telefonica. Hiromi deciderà così di ‘sequestrare’ la salma di suo zio dalla struttura di Plan 75 in modo da poterlo cremare personalmente; Yoko cercherà di chiamare Michi per dissuaderla dal sottoporsi all’eutanasia, chiudendo la scena con un pesante sguardo critico in camera. Quasi come una rottura della quarta parete, lo spettatore si sente chiamato in causa: Yoko ci sta chiedendo se siamo complici.

Hayakawa scrive la sceneggiatura di questo film in quattro anni, riprendendo il soggetto di un suo precedente corto, che però si concludeva in maniera più cupa e aspra. La pandemia di Covid-19 e i difficili momenti trascorsi l’hanno così spinta a dare invece una svolta positiva a questo suo primo lungometraggio.

La scena finale ha una grande forza evocativa; ritroviamo Michi, scappata dal centro di Plan 75, camminare irrequieta lungo un sentiero, per poi fermarsi, dandoci le spalle, a guardare le prime luci dell’alba. Michi canta, col respiro affannato e pesante, e ci lascia con le parole “e poi domani ci rivedremo”, a dimostrazione che, alla fine, ha scelto la vita. 

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