CAPODANNO A KYOTO

 

Buone Feste a tutti! Come avete passato il Capodanno? Cenone, feste e spumante?

Niente di tutto ciò da queste parti, o almeno non per me.

Diciamo che fino al primo pomeriggio non avevo idea di cosa avrei fatto la sera: una amica giapponese mi aveva inviato ad andare con lei e dei suoi amici, ma nel messaggio di gruppo su facebook (in giapponese) non riuscivo a starle dietro, quindi per me l’importante era capire luogo e ora, tutto il resto sarebbe andato bene. Ma a discapito dei famosi preconcetti sui giapponesi precisi e puntuali (che si, dai, di solito sono fondati!) questa volta da un gruppo di varie persone che eravamo all’inizio ci siamo ritrovati giusto in 4!

Ma procediamo con ordine… Cosa fanno i giapponesi a Capodanno? Da quello che ho capito finora non è una ricorrenza particolarmente mondana, anzi… La maggior parte delle persone torna alla jikka 実家, cioè alla casa dei propri genitori (qui non è usuale vivere insieme ai genitori dagli anni dell’università in poi). Così è un po’ come il nostro Natale, un’occasione per rivedere i fratelli e per stare un paio di giorni a casa. Non di più eh! Non esageriamo! Che qui i giorni di vacanza sono distribuiti con il contagocce! Inoltre mi è sembrato che anche per loro non sia assolutamente indispensabile stare con la famiglia o vedere i propri cari spesso. Quindi un giorno… due… o al massimo tre!

Ma chi rimane a Kyoto se tutti se ne tornano via? I gaikokujin 外国人, cioè gli stranieri come me, chi sta con la famiglia e chi per lavoro o impegni vari non riesce a tornare a casa.

E quali sono le opzioni per Capodanno? Lo ammetto: io ho setacciato tutti i gruppi facebook di mia conoscenza per cercare un posto dove andare a ballare. Ma niente.

Allora il programma era:

- mangiare insieme qualcosa

- vagabondare tra il Kamogawa (il fiume, punto di ritrovo di giovani e non) e la zona dei bar

Ma un’oretta prima di uscire la mia amica ha trovato un’escursione in montagna per vedere l’alba. Ora, mi sarebbe piaciuto davvero tanto andare, ma le previsioni davano pioggia e, quando tre mesi fa ho fatto la valigia, al trekking proprio non ci avevo pensato! Quindi… Punto e a capo: cosa fare a Capodanno? Déjà-vu italiano, ma no, qui sono in Giappone: qualsiasi cosa farò sarà bellissima, perché nuova, perché diversa.

Ma allora questi giapponesi cosa fanno? Mangiano e poi? Non festeggiano neanche un po’?

Ma sì, ma sì adesso ci arrivo… Certo che c’è anche chi festeggia! In particolare alcuni fanno una cosa molto bella: vanno al tempio a sentire i 108 rintocchi della campana. La mia coinquilina taiwanese mi ha spiegato che ogni rintocco che senti ti allevia da una preoccupazione, dato che secondo alcune credenze ognuno di noi ha 108 problemi.

Allora ho fatto come i giapponesi: cenetta tranquilla (abbuffata di yakitori) e visita al tempio. Ho pensato di andare al Chion-in (“the Vatican of Pure Land Buddhism”, dice la Lonley). Ma evidentemente almeno un altro migliaio di persone ha pensato la stessa cosa!

Quindi chi indovina la soluzione giapponese? Una coda lunghissima tutta intorno al tempio ovviamente! Ma era scorrevole e in un’oretta (o forse due!) ce la siamo cavata! Inoltre appena ci siamo messe in fila hanno iniziato a suonare la campana, quindi stavamo sull’attenti, che non si sa mai, portarmi tutti e 108 problemi nel 2016 mi sembrava eccessivo!

La campana era enoooorme! Io mica l’avevo capito che fosse una cosa del genere! La tirano in diversi monaci, ondeggia un po’, poi intonano un canto e GONG! Via un pensiero! Ah! Ma allora sarà per quello che i monaci sembrano così in pace con il mondo! Perché ogni anno stanno lì a sentire i 108 rintocchi!

È la campana più grande che ci sia dentro un tempio giapponese e il complesso di templi è grande e si affaccia su un panorama scuro: ma in basso ci sono le luci di Kyoto e in cielo si vedono le stelle. Un’esperienza bellissima! La mezzanotte è scoccata poco prima che arrivassimo sotto la campana, così durante i primi minuti del 2016 ho visto questo bel rito tradizionale!

Ma il dopo è stato ancora più bello: lasciata la campana, ha iniziato a piovere. Io e la mia coinquilina abbiamo attraversato una delle parti più belle di Kyoto: Hanami-kōji e Gion, pedonali per l’occasione. Le casette basse con le porte scorrevoli di legno, le lanterne rosse che si affacciano sulla strada, la gente.

In questo angolo di Giappone dei sogni, una camminata veloce, fugace, tra chiacchiere e auguri di Buon Anno. Poi il fiume e il ponte, un semaforo ed eccoci a Shijō. Insegne, luci, macchine. Vedo un taxi libero, alzo la mano, si ferma e la portiera si apre! Tra le strade un po’ affollate nel caldino del taxi torniamo verso Kita-ku.

Sono a casa. Akemashite omedetō gozaimasu! E vado a letto contenta.

 
 
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