Mishima, in uno dei suoi ultimi scritti, affermava con veemenza “di non poter continuare a nutrire speranze per il Giappone futuro”, un Giappone destinato a scomparire e lasciare “in un lembo dell’Asia estremo-orientale, un grande Paese produttore, inorganico, vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto”. [1]
In realtà tali prognostici si sono rivelati del tutto infondati. A dimostrazione di quanto il Giappone sia oggi, al contrario, un Paese organico e in continua evoluzione, l’ambizioso progetto curato da Gianluca Coci per Aracne Editore, Japan Pop. Parole, immagini, suoni dal Giappone contemporaneo. Il saggio, presentato a Bologna presso la Galleria ONO Arte Contemporanea martedì 17 dicembre, nell’ambito delle attività della neonata Associazione Culturale NipPop, e già disponibile in libreria, nasce da una doppia ambizione: partire dalla parola scritta come incipit per auspicabili dibattiti verbali, coinvolgendo non solo gli studiosi del settore ma soprattutto i protagonisti della contemporaneità quali scrittori, registi, poeti, mangaka, artisti e uomini di teatro; porre una linea di demarcazione tra il pre e il post disastro di Fukushima, ciò che viene ormai definito “Era post-11/3”, raccogliendo voci e testimonianze di una vicenda che lascia un solco profondo nella storia contemporanea.
Parlare della contemporaneità è certo un’impresa ardua, considerando che la materia affrontata altro non è che un continuo movimento verso il divenire, senza mappe e confini, e che, in quanto tale, deve essere affrontata come un viaggio senza meta: esplorare e cogliere le tendenze del momento, le voci e i suoi attori, seguirli e considerarli come un “work in progress”, soprattutto per una realtà come quella giapponese, tra le più caotiche e sfaccettate, sia per via della corsa alla modernizzazione, sia per il forte ibridismo culturale.
È proprio dalla surmodernité esplosa negli anni Sessanta-Settanta, dopo un catastrofico dopoguerra accompagnato da una crisi identitaria nazionale, che parte il viaggio alla scoperta di quelle parole, immagini e suoni del Giappone contemporaneo, fino ad arrivare (non certo come traguardo ma come momentanea sosta) alle neo tendenze pop, segnate da un forte transculturalismo e dall’ipersviluppo dei media. Per agevolare l’esplorazione nel labirinto delle tematiche, quattro sezioni (letteratura; manga e anime; cinema; arte, poesia, teatro) che mettono in luce queste due fasi della contemporaneità giapponese e che sottolineano l’intento iniziale di impegnare sia i protagonisti che i deuteragonisti in questo progetto, concludendo ogni articolo con un’intervista ai diretti attori sociali.
A presentare il volume Gianluca Coci, curatore dell’opera e autore del saggio ‘Tra campi di fragole e simpatia per il diavolo: la letteratura giapponese contemporanea a tempo di rock”, un’interessante dimostrazione del forte crossover tra musica e letteratura, dall’influenza esercitata dal rock su Murakami Ryū all’insospettabile passione di Banana Yoshimoto per i Nirvana, con, a conclusione, l’intervista a Machida Kō e Nakahara Masaya; Giacomo Calorio, autore del saggio “Il cinema di Yamashita Nobuhiro: sogni e disagi di giovani outsider” e dell’intervista al medesimo regista, originario di Osaka, meno conosciuto all’estero ma caratterizzato da un forte eclettismo di stampo underground; Ichiguchi Keiko, mangaka e scrittrice, protagonista dell’intervista condotta da Marcello Ghilardi, che racconta il suo percorso di mangaka dall’infanzia fino al suo arrivo in Italia nel 1992, e le sue successive pubblicazioni in Belgio e in Francia; Paola Scrolavezza, autrice del saggio “Silhouettes in black: l’ombra del giallo nella scrittura femminile del Giappone contemporaneo”, che affronta la figura stereotipata della femme fatale presente nei nascenti romanzi polizieschi maschili sia come chiave sovversiva della scrittura al femminile, che irrompe prepotentemente nella detective fiction esclusivamente maschile, sia come strumento di denuncia della condizione sociale della donna, a partire dalla prima ondata di scrittrici capeggiate da Miyabe Miyuki fino a Kirino Natsuo, intervistata a conclusione dell’articolo.
A conferma che le previsioni di Mishima lasciano il tempo che trovano.