Italia, terra d’artisti e poeti, musicisti e cineasti, ancorata alla propria tradizione ma da sempre sedotta dal fascino dell’oriental costume, sensibile al gusto raffinato proveniente dalla terra del Sol Levante ed estimatrice del cinema dagli occhi a mandorla, come testimoniano il Far East Film Festival di Udine e i numerosi riconoscimenti nelle varie edizioni del celeberrimo Festival del Cinema di Venezia, dove il maestro d’animazione Hayao Miyazaki ha abbracciato il suo Leone d’oro alla carriera.
"E se la nostra città si trasformasse in un robot?"
Risponde a questa domanda il corto anime a puntate Cho-kidougaiku KASHIWA-NO-HA (超機動街区 KASHIWA-NO-HA) di cui è stato rivelato oggi il primo episodio.
Ci avevano già preparati ad aprile con la release di Catch Me If You Can e durante l'estate con Party, ma adesso possiamo ufficialmente dire che le Girls’ Generation (Shōjo Jidai 少女時代 in giapponese) sono pronte per ripartire, anche se con un membro in meno.
Mineko Iwasaki era la geisha più famosa di Gion. Il suo ritiro, alla giovane età di 29 anni, ha fatto un enorme scalpore e ha causato il ritiro di altre 70 geisha che hanno voluto imitarla. No, non chiamiamole geisha, chiamiamole geiko. Perché così le chiama Mineko Iwasaki nel suo libro.
Alle 8.15 del 6 agosto 1945, il bombardiere B-29 “Enola Gay” dell’Aeronautica degli Stati Uniti sganciò su Hiroshima la prima bomba atomica della storia. Il colonnello Paul Tibbets e i membri dell'equipaggio videro, diverse miglia sotto di loro, un punto violaceo che si espandeva in una palla di fuoco. Una colonna bianca di fumo emerse dalle nuvole, risalendo velocemente a 10.000 piedi, dove prese le forme di un immenso fungo, che continuò a salire fino a quasi 50.000 piedi.
È uscito da pochissimo presso la solita Einaudi l'ultimo libro di Murakami nella familiare traduzione di Antonietta Pastore. Si tratta di Uomini senza donne, una raccolta di sette racconti brevi sull'amore.
Quando ho detto informalmente a un'amica che Riyoko Ikeda, - sì, proprio quella Riyoko Ikeda che ha creato Lady Oscar - sarebbe stata ospite di NipPop a Bologna, questo giugno, mi sono beccata un “La Ikeda? A Bologna? Ma va là”. Comprensibile, in fondo, per carità. Solo che era tutto vero.
Le tre sorelle Kouza (Sachi, Yoshino e Chika) vivono insieme a Kamakura quando apprendono della morte del padre che non vedono da quindici anni.
Un Buddha immacolato, alto fino al soffitto, stava ritto, immobile, al centro di raggi di luce abbaglianti. Minoru si rendeva conto che si trattava di un Buddha, anche se i lineamenti dell'apparizione rimanevano vaghi, non si distinguevano né gli occhi né la bocca, i particolari si perdevano nella nobiltà complessiva del suo aspetto. L'espressione del volto, tuttavia, si scorgeva chiaramente: serena e di una dolcezza infinita.
Nonostante decadi di do it yourself, camp art e commistione abbiano cercato di convincerci che la separazione artificiale tra high art e arte popolare o commerciale sia destinata a svanire, è difficile negare come questa dicotomia continui a dettare legge, così che espressioni artistiche volutamente pop sono costrette a misurarsi, e a essere misurate con un apparentemente ampio, ma in realtà piuttosto rigido canone artistico prestabilito.