NipPop @ FEFF18: The Kōdai family

Cosa accade nel momento in cui il proprio mondo interiore viene svelato? Attorno a questo interrogativo ruota la storia d’amore tra Hirano Kie (interpretata da Ayase Haruka) e Kōdai Mitsumasa (Saitō Takumi) in The Kōdai family (Kōdaike no hitobito 高台家の人々), presentato in prima mondiale alla 18° edizione del Far East Film Festival di Udine.

La protagonista Kie lavora come segretaria presso una ditta e conduce un’ordinaria esistenza, colorata unicamente dai fantasiosi viaggi in cui è solita perdersi guidata dalla propria ardita immaginazione. All’improvviso, un gran fermento pervade l’azienda: a seguito della morte del fondatore della società, è in arrivo suo nipote, il nobile e attraente Mitsumasa, appartenente alla ricchissima famiglia Kōdai. Tra le segretarie dilaga subito l’esaltante notizia dell’imminente apparizione di colui che viene definito “il principe”.

Kie sembra non essere scossa dall’evento e continua a estraniarsi dalla realtà nei suoi sogni a occhi aperti, finché Mitsumasa non inizia ad avvicinarsi al suo mondo. L’uomo si aggira per l’azienda con uno sguardo serio e assorto, tuttavia quando si trova per caso accanto a Kie, un genuino sorriso si allarga sul suo volto. Scopriamo così che Mitsumasa possiede lo straordinario potere di leggere ciò che attraversa la mente delle persone. Palesemente annoiato dall’ambiente che lo circonda, è divertito dall’universo interiore di Kie, abitato da insoliti personaggi e policromatiche ambientazioni. L’uomo inizia così a corteggiare la ragazza e i due iniziano presto una relazione, nonostante Kie sia ancora ignara del potere di Mitsumasa.

Quando arriva il momento della presentazione della semplice segretaria alla altolocata famiglia Kōdai, sorgono i primi problemi: l’austera madre di Mitsumasa (interpretata da Daichi Mao) sembra voler ostacolare con ogni mezzo l’ormai atteso matrimonio tra i due fidanzati e il conseguente ingresso di Kie, figlia di umili produttori di sake, nell’alta società. Mitsumasa non è l’unico della famiglia a possedere lo speciale potere della telepatia: Kie nota presto dalle eloquenti espressioni di Mitsumasa, di sua sorella Shigeko (Mizuhara Kiko) e del fratello Kazumasa (Mamiya Shotarō) che i tre stabiliscono mentalmente fitte conversazioni silenti, dalle quali lei rimane esclusa. Quando Mitsumasa conferma a Kie di essere capace di leggerle nella mente, inizialmente la ragazza, consapevole della propria congenita inabilità a esprimere a parole i sentimenti, è quasi sollevata. Tuttavia, quando si accorge che il suo mondo segreto e la sua libertà di pensiero sono minati, si genera dentro di lei un dissidio interiore. Quali segreti generazionali, che trascendono anche i confini del Giappone, cela la famiglia Kōdai? Kie stessa è proprio sicura di volerne fare parte?

La storia è tratta dall’omonimo manga per ragazze di Morimoto Kozueko ed è il secondo lungometraggio diretto da Hijikata Masato, prolifico regista di fiction televisive. La narrazione segue il topos dell’amore contrastato fra amanti appartenenti a ceti sociali differenti, in una casta e fiabesca rappresentazione che non manca di edulcorazione. Il fluire degli eventi dell’intreccio è intervallato dai sogni fabbricati dalla mente di Kie, la cui messa in scena sembra giocare con i generi: i personaggi delle sue fantasie, tra cui ricorre un bizzarro gnomo, passano dall’ambientazione tipica del jidaigeki (“film d’epoca, in costume”) alla crime story, all’horror, alla parodia di action e gangster hollywoodiani, sfiorando punte di grottesca comicità, con il risultato di offrire un piacevole e non pretenzioso intrattenimento.

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