Close-Knit (Karera ga honki de amu toki wa 彼らが本気で編むときは) è un film del 2017, diretto dalla regista Ogigami Naoko e presentato per la prima volta in Italia al Far East Film Festival 19.
Tomo è una bambina in gamba: fin dalle prime scene vediamo come riesce a gestire praticamente da sola la sua vita quotidiana, nonostante la sua tenera età. La madre di Tomo, infatti, si comporta molto poco da mamma: non è mai in casa, torna tardi la sera, lascia che la bambina mangi solo piatti pronti del supermercato.
Poco dopo l'inizio della storia, la madre di Tomo va via di casa. Non è la prima volta che succede, e la ragazzina sa già cosa deve fare: andare da Makio, suo zio, e stare da lui fino al ritorno della mamma.
Questa volta però qualcosa è cambiato: poco prima di arrivare a casa Makio rivela a Tomo che da un po' di tempo convive con una persona cui tiene molto, una persona un po' “particolare”, Rinko.
Rinko è la compagna di Makio. È lei stessa a spiegare chiaramente a Tomo la situazione: era nata maschio, ma da anni è una donna in tutto e per tutto. La bambina all’inizio appare restia ad accettare la situazione, ma quando vive sulla sua pelle tutto l’affetto che Rinko le riserva e che non ha mai ricevuto dalla madre, si ricrede; la donna infatti le cucina il pranzo, la porta in giro, gioca con lei. Le dedica insomma tutta una serie di attenzioni che inducono Tomo ad andare oltre a pregiudizi e apparenze, accettando Rinko semplicemente per la persona che è.
Purtroppo “l’innocenza” di Tomo nei confronti di Rinko non è universalmente condivisa, soprattutto da parte degli adulti, e ci viene mostrato in maniera cruda come purtroppo sia rara l’accettazione della diversità altrui.
Questo è evidente anche nel caso di un compagno di classe di Tomo, Kai, isolato da tutti i suoi compagni di classe perché prova attrazione per uno di loro. Mentre i bambini agiscono sulla base di ciò che probabilmente viene loro insegnato, la madre di Kai è invece l’esempio lampante di come l’accettazione della diversità non venga neanche presa in considerazione, anzi: tutto ciò che è anormale va evitato, perché diverso da quello che è la “normalità”.
Il film tratta di argomenti drammatici in maniera delicata e leggera, senza mai sfociare nella volgarità o nella banalità. Si tratta di un film che fa riflettere, quasi didattico, che ci mostra un punto di vista piuttosto insolito e sicuramente poco esplorato, quello di un bambino.