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Portopia Renzoku Satsujin Jiken & Yūji Horii: ma quindi chi è l’assassino?

11 Febbraio 2016
Andrea Funaro

Dopo aver analizzato la nascita e la storia di The Portopia Serial Murder Case (Portopia Renzoku Satsujin Jiken ポートピア連続殺人事件), è arrivato il momento di rivelare l'identità dell'assassino seriale e qualche curiosità sul suo conto.

Purtroppo, mentre provavo il gioco e raccoglievo materiale online per scrivere l’articolo, sono caduto in pieno nello spoiler, leggendo il nome del colpevole proprio mentre ero arrivato ad un punto morto con il gioco.

Immaginate la mia sorpresa nello scoprire che il colpevole è proprio Yasu, il vostro fido assistente e coprotagonista del gioco!

Questo spiega il perché Yasu cerchi in continuazione di portarci fuori strada o di farci chiudere le indagini prematuramente, suggerendoci di archiviare il tutto come un caso di suicidio.

Ma come mai sono caduto nello spoiler così facilmente? Proprio a causa di Yasu, che è allo stesso tempo protagonista, poliziotto, e assassino, è diventata di uso comune in giapponese la frase Hannin wa Yasu 犯人はヤス (il colpevole è Yasu), che veniva detta negli anni ottanta a quegli amici che dopo settimane ancora non avevano scovato il vero criminale, frase che viene utilizzata molto ancora oggi, quando ci si confronta con un mistero o un problema di cui non si riesce a trovare la soluzione.

Basta quindi anche una ricerca poco approfondita sui motori di ricerca online per rovinarsi il finale, che resta comunque ad effetto, soprattutto perché Yasu è il personaggio più in vista dell’intero gioco, quello che appare sulla scatola, sulla cartuccia, e sulle varie guide.

Ma non è finita qui!

Infatti a contribuire alla diffusione della frase ci fu anche il comico e regista Takeshi Kitano 北野武, che nel 1986, durante la sua trasmissione radiofonica notturna Beat Takeshi no All Night Nippon ビートたけしのオールナイトニッポン in onda su Nippon Hōsō, giocò a Portopia in diretta con il resto dello staff, e riconoscendo subito Yasu come il colpevole, lo rivelò a tutti gli ascoltatori, che erano perlopiù studenti delle medie, ovvero il target a cui il gioco era indirizzato (questo ne fece addirittura aumentare le vendite).

Da quel momento la frase è apparsa molte volte in anime, manga, videogiochi e serie televisive, oltre ad essere diventata di uso comune su internet e non solo.

Inoltre Yasu è spesso definito come Nippon'ichi yūmei na han'nin 日本一有名な犯人, ovvero il criminale più famoso del Giappone, il cui nome è conosciuto anche da chi non ha mai giocato a Portopia.

Come abbiamo visto, Huji Horii con Portopia Renzoku Satsujin Jiken ha innovato il settore videoludico giapponese, non solo tecnicamente.

Portopia è stato il primo adventure game nipponico e, nello stesso modo per cui Super Mario è il padre dei videogiochi platform e Dragon Quest quello degli RPG, definì il genere delle visual novel.

Fu fonte di ispirazione anche per Hideo Kojima 小島 秀夫, uno dei game designer più famosi dell’industria videoludica, padre della saga di Metal Gear.

In un’intervista del 2005 infatti, definisce Portopia come il gioco che, insieme a Super Mario, lo ha spinto a diventare game designer.

It was when I played Portopia Murder Case (Famicom) by Yuji Horii (Dragon Quest). Along with my encountering Super Mario Bros., experiencing this game led to my working in this industry. The player is a detective and tries to solve this murder case with his colleague called Yasu. There's mystery, a 3D dungeon, humor, and a proper background and explanation of why the murderer committed the crime. That is why there was drama in this game. My encountering this game expanded the potential of video games in my mind.

E questa influenza la si ritrova facilmente in Snatcher スナッチャー, avventura grafica a tema cyberpunk che Kojima creò nel 1988 per MSX e NEC PC-8801 sotto la Konami, videogioco ambientato, guarda caso, nella città di Neo Kobe e che utilizza lo stesso sistema di comandi ideato da Horii per Portopia.

Ma non solo, l’influenza arriva sino ai giorni nostri, quando un gruppo di fan ha scoperto quello che probabilmente è un easter egg all’interno del suo ultimo gioco, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, uscito nel 2015 per console e PC.

In una delle scene finali del gioco infatti, è presente una cassetta chiamata “OPERATION INTRUDE N31”, che viene inserita dal protagonista in un Sony SDC-500 Bitcorder, un lettore che trasferisce i dati in un PC Sony HB-F1 MSX2 ad esso collegato.

Quello che ne esce è un suono particolare, che è stato scoperto essere l’avvio della prima versione di Portopia, quella per NEC PC-6001. Naturalmente i dati, essendo non compatibili con il PC MSX2, risultano illeggibili.

Il gioco comunque è ancora pieno di segreti, e non si sa ancora se ci sono effettivamente altri riferimenti al gioco che ispirò Kojima.

Sta di fatto che con un aggiornamento del gioco avvenuto metà novembre, la Konami ha eliminato l’audio tramite cui sono stati rinvenuti i dati di Portopia, sostituendolo con una traccia che invece rimanda alla prima versione per MSX di Metal Gear.

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