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#NIPPOP@FEFF21: FLY ME TO THE SAITAMA

23 Luglio 2019
NipPop Staff

Fra i titoli presentati quest’anno al festival di Udine c’è anche Fly me to the Saitama, una divertentissima commedia incentrata sulla rivalità fra gli abitanti di Saitama e quelli di Tokyo, firmata da Takeuchi Hideki (già regista dell’acclamatissimo Thermae Romae).

Fly me to the Saitama (in giapponese 翔んで埼玉 Tonde Saitama) è l’adattamento cinematografico di un manga omonimo del 1982 scritto e illustrato da Maya Mineo. L’opera originale, così come il film, è una parodia del genere shōjo (manga per ragazze giovani) e in particolare del sottogenere del Boys Love, cioè con protagonista una coppia omosessuale. L’ambientazione, la trama, e lo stile stessi richiamano e ironizzano molto sulle convenzioni di questi due generi, a partire dai protagonisti, Asami Rei (interpretato dal famosissimo Gackt) e Dannoura Momomi (Nikaidō Fumi).

ECCO A VOI: SAITAMA!

Non è un nome conosciuto a tutti, quello di Saitama: una ridente cittadina poco lontano da Tokyo, capoluogo dell’omonima prefettura. Di fronte alla grandezza e alla popolarità della metropoli, infatti, tutte le città vicine sembrano quasi scomparire. Sono pochi i turisti che osano avventurarsi al di fuori della capitale, a Saitama come a Chiba, o a Gunma; e questo sembra aver fatto partire una gara fra queste città su quale sia più capace di attrarre visitatori. È proprio da queste rivalità fra gli abitanti di varie città o regioni, diffusissime in Giappone proprio come in Italia, che la trama parte.

La storia inizia ai giorni nostri: un’allegra famigliola parte da Saitama, cittadina e prefettura vicina a Tokyo, diretta verso la capitale. Mentre sono in macchina, una stazione radiofonica locale inizia a raccontare una bizzarra “leggenda metropolitana” sulla liberazione di Saitama.

Tanto tempo fa, gli abitanti di Saitama e delle province vicino a Tokyo venivano crudelmente discriminati dalla popolazione della capitale. Ai cittadini “non-urbani” non era permesso entrare nella capitale a meno che non possedessero un visto, e un assurdo “indice di urbanità” veniva usato per distinguere i ceti più alti da quelli più bassi. Tempo prima, un gruppo di Saitamesi capitanato dal misterioso ed eroico Saitama Duke aveva provato a ribellarsi, ma era stato sconfitto.

L’ARRIVO DI REI

Questa separazione fra cittadini di classe A e Z arriva fino alla scuola, e in particolare alla prestigiosa Hakuhōdō Academy, dove vengono educati i giovani rampolli dell’alta società di Tokyo. Ma tutto inizia a cambiare con l’arrivo di Asami Rei, un affascinante studente dall’altissimo indice di urbanità che è appena tornato in Giappone dall’America.

Rei attira subito l’attenzione di Dannoura Momomi, un ragazzo molto femminile ma dal carattere determinato, figlio del governatore della capitale e capo del corpo studentesco, tanto raffinato quanto snob verso i cittadini di classi inferiori. Momomi all’inizio si sente minacciato dal nuovo studente: non riuscendo a tirarlo subito dalla sua parte, decide di provare a screditarlo attraverso una serie di difficilissime prove per testare se è davvero un cittadino di primo livello. Con grande sorpresa di tutti, Rei supera tutte le sfide senza battere ciglio. Momomi è furioso, ma il suo iniziale astio per il nuovo arrivato inizia a trasformarsi in attrazione.

DIETRO LA MASCHERA

Rei e Momomi finiscono per diventare amici, e poco dopo anche qualcosa di più. Ma la loro felicità non dura molto: la vera identità di Rei viene infatti svelata, e si scopre che non è affatto originario della capitale, ma di Saitama. Non solo: è anche uno dei membri più importanti del Fronte di Liberazione Saitamese, e la sua missione era infiltrarsi nell’alta società e distruggere dall’interno il sistema di visti, permessi e indici di urbanità, portando così a termine la missione del Saitama Duke.

La relazione fra Rei e Momomi sembra condannata, specialmente quando i due si ritrovano circondati dalle guardie; ma quando Rei decide di scappare da Tokyo per cercare rinforzi nella sua città natale chiede a Momomi di scappare con lui. Il ragazzino tentenna, non essendo mai uscito dai confini di Tokyo, ma decide di seguirlo. La strada per raggiungere Saitama si rivelerà lunga e piena di ostacoli, e i nostri eroi saranno costretti ad attraversare i territori di Chiba. Anche gli abitanti di questa regione sono ingiustamente discriminati dai cittadini della metropoli, ma questo non impedisce a Chibani e Saitamesi di odiarsi a vicenda.

Dopo una serie di divertentissime e rocambolesche disavventure e di sorprendenti scoperte, arriva il momento della battaglia finale: riusciranno i Saitamesi oppressi a riconquistare la libertà?

FRA IL MANGA SHО̄JO E IL TEATRO TAKARAZUKA

Il punto forte di questa commedia è sicuramente il fatto di giocare su qualcosa di universale e comune a quasi tutte le culture come le rivalità geografiche fra metropoli, città e cittadine. Nonostante vi siano molti riferimenti specifici a prodotti e caratteristiche tipiche delle province di Saitama e Chiba, il film è riuscito comunque ad arrivare al pubblico italiano che lo ha visto in anteprima al FEFF, ed è stato inoltre scelto come miglior film del festival dagli utenti del sito mymovies.it.

Certo, la trama ripropone la classica storia alla Romeo e Giulietta di un amore impossibile a causa della diversa origine degli amanti, ma il film è pur sempre una parodia, e le varie gag e battute lo rendono interessante e divertente. L’ambientazione, le scenografie e i costumi, incredibilmente curati, si rifanno esplicitamente ai primi manga shōjo (e soprattutto a Lady Oscar, ancora popolare sia in Giappone che in Italia).

Ma c’è anche un altro riferimento che salta subito all’occhio: quello al teatro Takarazuka, cioè il teatro giapponese completamente al femminile, dove tutti i ruoli sono interpretati da donne. Momomi, infatti, è un ragazzo sia nel manga originale che nel film, ma è interpretato da un’attrice, Nikaidō Fumi. Una scelta dettata principalmente dalla fisionomia del personaggio, spiccatamente femminile, che si rifà appunto alla tradizione del Takarazuka. Nonostante tutto, è interessante notare come si sia voluta mantenere l’identità maschile di Momomi e la sua relazione con un altro uomo, invece di optare per la via più semplice e trasformarlo in un personaggio femminile.

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