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Yūrei, fantasmi giapponesi

12 Marzo 2017
Emili Sama

Nel folklore e nelle credenze di quasi tutto il mondo sono presenti i fantasmi: in Giappone questi appaiono in spaventose storie note come kaidan 怪談, che letteralmente vuol dire “narrare lo strano”.

Protagonisti sono gli yūrei 幽霊, l’equivalente dei nostri fantasmi. Tra di loro ve ne sono di vario tipo, classificati in base alle circostanze della loro morte e al motivo del loro ritorno: ad esempio gli ubume 産女 sono spiriti di donne morte di parto o durante la gravidanza, e i funayūrei 船幽霊 sono quelli di persone morte affogate.

Al termine yūrei è indissolubilmente legata l’immagine diffusasi durante il periodo Edo (1600-1867), momento in cui i kaidan godevano di un’immensa popolarità, grazie ai numerosi ukiyo-e e dipinti che ispiravano. In particolare, il dipinto Il fantasma di Oyuki di Maruyama Ōkyo esemplifica l’aspetto esteriore degli yūrei: la bellezza eterea, i lunghi capelli neri e lisci e il kimono bianco dalle lunghe maniche ondeggianti.

Un tipo di yūrei in particolare è molto conosciuto e popolare: l’onryō 怨霊, il fantasma di una persona morta in preda al risentimento che cerca vendetta contro chi le ha fatto del male.

Ormai tutti conosciamo Sadako, onryō del romanzo e del film Ringu リング (Ring), il cui rancore si trasmette grazie a una videocassetta che condanna a morte chiunque la guardi. Allo stesso modo, nel film Juon 呪怨 del 2000, la disperazione e l’odio di Kayako, uccisa dal marito in preda alla gelosia, continuano a vivere nella casa teatro dell’omicidio, e chiunque vi metta piede o entri in contatto con essa ne viene colpito.

Ma la figura dell’onryō è stata cristallizzata molto prima da Oiwa, personaggio della celebre opera teatrale Tōkaidō yotsuya kaidan 東海道四谷怪談 (La strana storia di Yotsuya sulla strada marittima orientale), scritta da Nanboku IV e rappresentata per la prima volta nel 1825. Il marito Iemon l’avvelena per liberarsi di lei ma, visto che la dose di veleno era insufficiente, non la uccide ma la sfigura in modo mostruoso, facendo sì che il viso coli come cera sciolta e un occhio cada sulla guancia; inoltre i capelli le cadono in ciocche sanguinolente lasciandola in parte calva.

Quando scopre ciò che il marito le ha fatto, la donna, sopraffatta dalla sua deformità e dal tradimento, tent

a di fuggire dalla stanza in cui si trova ma accidentalmente si taglia la gola con una spada. Durante il trapasso maledice Iemon e coloro che l’hanno aiutato a compiere quell’orribile atto. Oiwa li perseguita senza sosta, torturando psicologicamente soprattutto il marito, e si placa solo dopo avere ucciso ognuno di loro, dal primo all’ultimo. Sono i sentimenti a guidare gli yūrei e questi fantasmi sono spinti dall’odio, dal rancore e dalla gelosia.

Il culto dei morti è una tradizione rimasta invariata e ancora oggi di grande importanza poiché si crede che il benessere dei vivi dipenda dal benessere dei defunti e per onorarli vengono celebrati numerosi rituali. Probabilmente è proprio questo il motivo per cui gli yūrei hanno sempre avuto un ruolo cruciale nella cultura giapponese, temuti e allo stesso tempo rispettati, il che li ha resi sempre più popolari e affascinanti.

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