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Otaku Wonderland parte 6 – Bambole e pop: un fandom non basta

30 Giugno 2016
Elena Tessari

Negli ultimi due articoli abbiamo descritto a grandi linee le caratteristiche delle bjd e delle fashion doll giapponesi, ma c'è ancora molto da dire sul fandom dei doll collectors e sui suoi legami con il mondo pop e otaku.

Le doll collectors giapponesi si ritrovano ai doll party, alle fiere del settore e leggono riviste e mook specializzati dove trovano interviste agli artisti del custom, pattern per creare da sole nuovi outfit in miniatura e consigli per personalizzare al meglio le proprie bambole. C'è chi preferisce le bjd, chi un tipo di fashion doll in particolare, chi ama le bambole a prescindere. All'interno di questa nicchia spiccano le fan delle Super Dollfie, di cui abbiamo parlato nell'articolo sulle bjd.

Scorrendo le pagine dei mook e osservando l’offerta di bambole in vendita nei negozi, si nota che l'interesse del mercato interno è principalmente rivolto verso bambole di produzione nazionale o create appositamente per un pubblico giapponese. Le ditte hanno inoltre ben chiaro il proprio target di acquirenti, ovvero donne di età compresa tra i venti e i trent'anni.

Tendenzialmente il fandom giapponese femminile tende a distanziarsi dal termine otaku e dall'aura socialmente negativa che la parola assume nel pregiudizio comune. Non si può tuttavia negare che esistano dei legami ben precisi tra i due mondi. In primo luogo i negozi specializzati in bambole, sia fisici che online, spesso sono gli stessi che vendono anche merchandise e figure, e alcuni dei più importanti si trovano proprio ad Akihabara. Le stesse case produttrici a volte si occupano sia di bambole che di figure (la stessa Volks ad esempio). Inoltre alcune linee di bambole come le Dollfie Dream, benché nascano come varianti delle bjd in stile Super Dollfie, sono evidentemente dedicate a un target maschile otaku.

L'altro forte legame tra i due mondi è ovviamente dato dalla presenza delle collaboration dolls ispirate ai protagonisti della cultura pop, agli anime alla moda, alla musica al cinema. Le linee che vi si sono prestate maggiormente sono le Super Dollfie e le Dollfie Dream di Volks tra le bjd, e le Pullip di Groove fra le fashion doll.

I produttori di titoli otaku hanno ben presto notato il potenziale di questa piccola fetta di mercato, e la scelta di produrre bambole in collaborazione in effetti si è rivelata una carta vincente. I titoli più gettonati? Evangelion, Rozen Maiden, Gosick, Vocaloid.

L'immancabile Rei Ayanami in versione Dollfie Dream, Momoko, Blythe e Pullip

Un altro settore dell'ambito pop che ha creato un forte legame con il mondo doll è quello delle mode giovanili alternative. I fashion brand più famosi, soprattutto quelli lolita come Baby The Stars Shine Bright, hanno dato vita a fortunate collaborazioni che vedono da un lato i “real clothes” per umani, e collaboration dolls o outfit per bambole dall'altro. Non mancano addirittura “triple collaborazioni” che vedono la partecipazione di designer famosi, modelle, o addirittura di produzioni cinematografiche.

Super Dollfie Charlotte ( outfit Baby The Stars Shine Bright), serie Pullip Le Petit Prince (Alice And The Pirates), Pullip Typhona (Innocent World)

Anche all'estero il fattore collaboration doll è determinante. Navigando tra i forum e gruppi internazionali di appassionati si incontrano frequentemente collector che hanno iniziato a collezionare bambole a partire da un interesse per la moda lolita, per la musica j-rock, e ovviamente per gli anime, ambiti che negli ultimi anni sono diventati un riferimento per tanti giovani in tutto il mondo. Non è nemmeno raro trovare, tra gli otaku non giapponesi, collezionisti che insieme a figure e merchandise espongono anche collaboration dolls, anche se non si definirebbero doll collector.

Serie di Pullip dedicate a Rozen Maiden, Sailor Moon, Vocaloid, Kuroshitsuji

Il fenomeno del doll collecting giapponese è decisamente ricco di sfaccettature. Pur essendo una nicchia di mercato con fascia di prezzo alta o molto alta, è terreno fertile per la creatività di collezionisti e artisti, ma anche per riuscite operazioni di marketing che puntano sull'attrattiva che la cultura pop giapponese esercita dentro e fuori i confini nipponici.

Nella nostra carrellata sul mondo del collezionismo otaku (e non) in Giappone si è reso evidente come in terra nipponica esista un legame molto forte tra la creazione di contenuti multimediali e un corollario estremamente vario e multiforme di prodotti “correlati” che arricchiscono l'esperienza del fruitore finale. Dalla cancelleria al gadget, dalla figure alla bambola, le possibilità sembrano infinite e non mancano di stupire ogni volta noi osservatori stranieri per la loro peculiarità.

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