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NipPop Book Club – Storie di fiori, il dōseiai e la cultura shōjo

13 Maggio 2021
Margherita Delfrate

Mercoledì 10 marzo, i nostri appassionati di letteratura al femminile si sono riuniti in diretta streaming sulla piattaforma Zoom per il quinto appuntamento del NipPop Book Club di quest’anno.  L’evento, curato dalla nostra Paola Scrolavezza, ha raccolto una serie di interessanti commenti, riflessioni e spunti in merito alla raccolta Storie di fiori di Yoshiya Nobuko.

Storie di fiori viene pubblicato in Italia nel 2020 dalla casa editrice Atmosphere Libri. Si tratta di una selezione di racconti, per la prima volta tradotti in lingua straniera dalla nostra Paola Scrolavezza, che appartengono a una raccolta più ampia chiamata appunto Hana monogatari (ovvero ‘storie di fiori’) scritta tra il 1916 e il 1924. Questi racconti vennero inizialmente pubblicati sulla rivista Shōjo gahō e poi furono raccolti in due volumi. 

La shōjo bunka

Yoshiya Nobuko è diventata da poco oggetto d’interesse a livello internazionale da parte della critica per il suo ruolo chiave nella costruzione della shōjo bunka (la cultura che ha come target le ragazze adolescenti), e per la rivisitazione dei suoi lavori soprattutto nell’ambito delle culture pop. Il termine shōjo oggi si riferisce da un lato a generi commerciali destinati al pubblico femminile, e dall’altro a una specifica tipologia di personaggio che appare in vari media: la ragazza adolescente kawaii. Nel XX secolo il termine va a designare una categoria sociale che delinea la fase di transizione fra i ruoli sociali di bambina e di moglie o madre. Infatti, protagonista di questi racconti è il mondo femminile: bambine, adolescenti e studentesse, giovani donne che da poco hanno fatto il loro ingresso nell’età adulta delle quali vengono raccontati gli amori, molto spesso platonici, tra ragazze. Dell’amore omosessuale si parla in termini di esperienza formativa: nel contesto della cultura femminile degli anni Venti, il dōseiai (l’amore per una persona dello stesso sesso) è socialmente accettato come un momento di apprendistato in vista del matrimonio. Sono rapporti che si basano sull’idea del riconoscersi nell’altro, amare qualcuno che ci assomiglia e ci rappresenta.

             

L’opinione dei lettori

I nostri lettori hanno trovato questi racconti di facile lettura. Sono stati rapiti dalle descrizioni ‘eteree’ ed ‘evanescenti’ che dipingono un mondo onirico in cui risulta molto semplice perdersi. Un mondo ‘ovattato’ dove niente sembra accadere ma allo stesso tempo si viene rapiti da un turbinio di emozioni che ci lascia in balìa della nostalgia e della malinconia. Una malinconia, che, come è stato notato durante l’incontro, si percepisce fin dall’inizio nel titolo della raccolta: la metafora che vede la donna associata al fiore non è una novità, ma associare il fiore all’amore omosessuale che sboccia e che è destinato a morire presto è sicuramente una scelta innovativa! Infatti, le regole sociali vedevano l’amore tra donne come un momento di passaggio tipico della fase adolescenziale, innocuo e anzi formativo per i futuri rapporti eterosessuali. Gli attenti lettori hanno inoltre sottolineato come le tematiche trattate fossero in qualche modo inusuali per l’epoca i: se l’amore tra uomini è stato ed è un tema ricorrente nella letteratura della società patriarcale giapponese, la figura della donna in quegli anni era concepita solamente nei termini del modello del ryōsai kenbo (la “buona moglie e saggia madre”). Durante la conversazione è emerso come i racconti sviluppino in modo differente l’amore che nasce tra due donne: se in alcuni, le protagoniste sono solo bambine e quindi sviluppano una relazione di forte ammirazione l’una verso l’altra, un'amicizia o un sentimento comunque platonico, in altri le protagoniste sono giovani donne colpite da un amore accecante che provoca un dolore difficile da superare, tanto da voler cancellare la propria identità. Nel racconto “La rosa gialla” la scrittrice scrive: Perché spingersi fino a questo punto per nascondersi dal mondo e dagli uomini? Pur non riuscendo a comprendere le sue ragioni, aveva come l’impressione che dare la caccia a una persona così desiderosa di nascondersi, senza rispetto per il suo volere, per resuscitarla, assomigliasse a un crimine. 

L’opinione di Paola Scrolavezza 

La nostra Paola Scrolavezza fin da subito dichiara di avere un forte legame con questa raccolta, con la quale ha vissuto in simbiosi per più di due anni, periodo impiegato per la traduzione dei testi. Attraverso divertenti aneddoti che ci hanno riportati al momento della traduzione, ci parla del particolare stile usato da Yoshiya Nobuko, uno stile sperimentale, a tratti classico (ad esempio nell'uso della paratassi) e a tratti moderno; dello stupore la prima volta che ci si trova davanti al testo giapponese ricco di segni di punteggiatura tipici dell’alfabeto occidentale e lontani dalla scrittura tradizionale giapponese. È affiorata la sensazione che Paola ha provato di un “quadro che si viene a costruire”, dove tutto si muove in una scrittura molto “pittorica” che ci restituisce immagini “acquerellate”. Come se l’autrice stessa fosse stata ispirata da un dettaglio, un colore, e da esso avesse poi tratto un racconto. 

Importante è stato anche lo scambio di idee intorno a un quesito: “Yoshiya Nobuko in questi racconti sta, oppure no, contestando la società patriarcale del suo tempo?”. Per cercare di sciogliere questo nodo è stato interessante riflettere sulle scelte personali fatte dall’autrice nel corso della sua vita – lei stessa ha vissuto un amore saffico in una società che non le dava spazio – ma anche sulle scelte contenutistiche nei suoi racconti dove l’idea di matrimonio è sempre connessa a una sensazione di tristezza e dove le figure maschili sono spesso assenti, liminali o negative. E voi cosa ne pensate? Fateci sapere le vostre opinioni!

Conclusioni

Storie di fiori di Yoshiya Nobuko è una raccolta che ci ha dato modo di condividere importanti riflessioni sul concetto di amore omosessuale, sia nel contesto del periodo in cui la scrittrice ha vissuto, sia nella quotidianità di oggi. Grazie alle diverse esperienze che ognuno dei partecipanti al Book Club ha condiviso, sono emersi significati profondi che ci hanno dato modo di riflettere sulla risposta della società di fronte a questo tema. La leggerezza che caratterizza i racconti li rende piacevoli non solo per un pubblico femminile, ma anche per quello maschile, che comunque riesce a identificarsi nei sentimenti che vengono espressi.

Il prossimo incontro: Blue di Kiriko Nananan

Il prossimo e ultimo incontro con il nostro Book Club si terrà il 14 aprile, sempre sulla piattaforma Zoom, e parleremo di Blue di Kiriko Nananan, pubblicato da Dynit Manga nel 2018.  L’autrice ancora oggi poco conosciuta in Italia, è una delle maggiori esponenti della corrente chiamata nouvelle manga, un’avanguardia fumettistica nata negli anni 2000. Si tratta di uno yūri manga (termine che indica relazioni amorose o sessuali tra due ragazze) e la trama vede come protagoniste due giovani studentesse e il loro improvviso amore.

Anche questa volta non potete mancare!

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