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Kakegurui: live action. Torna la follia del gioco!

20 Agosto 2018
NipPop Staff

La passione compulsiva per il gioco d’azzardo torna a tenerci con il fiato sospeso!

Dalla scorsa primavera è disponibile su Netflix Kakegurui (賭ケグルイ, traducibile come “Pazzo per il gioco d’azzardo”), adattamento live action dell’omonimo anime, uscito lo scorso anno e basato sul seinen manga del 2014, scritto da Homura Kawamoto e disegnato da Tōru Naomura.

La serie riprende le vicende degli studenti dell’Istituto Hyakkao, in apparenza una normale scuola privata che, in realtà, nasconde un torbido segreto: tutto, all’interno, ruota attorno al gioco d’azzardo, declinato nei suoi aspetti più estremi e inquietanti.

Nella vicenda siamo guidati, come nell’anime, dallo studente Ryōta Suzui, interpretato da Mahiro Takasugi, personaggio che funge da “accompagnatore” per tutto il corso della serie. Sarà sempre lui a introdurci al sistema delle caste che regola la gerarchia tra gli studenti: i più forti (e astuti) nel gioco comandano la scuola; i più deboli, una volta diventati debitori, vengono definiti “animali domestici” e trattati come veri e propri schiavi, costretti ad accettare “contratti di vita” che ne stabiliscono il destino.

Sempre il giovane Ryōta ci introduce al personaggio di Yumeko Jabami, interpretata da Minami Habame, già nota per il ruolo della giovane Menma nello special televisivo dal vivo ispirato all’anime Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranaiあの日見た花の名前を僕達はまだ知らない。(Ano Hana: ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno, 2011), andato in onda in Giappone nel 2015. Yumeko, nuova studentessa da poco arrivata nell’Istituto e con una segreta ossessione per il gioco d’azzardo, è la vera protagonista della narrazione ed è grazie all’intrigante fascino di questo personaggio che veniamo totalmente presi dal vorticoso e pruriginoso mondo di Kakegurui.

In lei convivono due personalità ben distinte: quella della dolce studentessa appena trasferitasi nella nuova scuola e innocentemente interessata al gioco d’azzardo e quella più misteriosa, oscura e per certi versi inquietante della vittima di un’irrefrenabile dipendenza. Yumeko, però, non è semplicemente dipendente dal gioco: è totalmente assuefatta. Si innesca così un meccanismo di doppi sensi, per nulla velati, tra eccitazione per il gioco ed eccitazione sessuale: Yumeko, come pochi altri studenti a lei affini, provano infatti per il gioco un piacere dei sensi che scaturisce dalla passione morbosa per il rischio e per il pericolo.

Simile all’anime per buona parte della trama, il live action se ne discosta per il finale inedito (che ovviamente non riveleremo). Mancano, inoltre, alcune importanti sfide, che nell’anime vanno a coprire anche interi episodi.

Nell’adattamento ritroviamo tuttavia sia le tematiche sviluppate nell’anime, quali dipendenza, bullismo e discriminazione, sia le particolari espressioni dei protagonisti, così marcate e irrealistiche: un elemento chiave della serie che, non a caso, aveva suscitato non pochi dubbi riguardo a una possibile trasposizione efficace con attori reali. Nonostante l’effetto non sia paragonabile a quello ottenuto dagli elaborati disegni della versione bidimensionale, va detto che l’idea viene resa a sufficienza anche senza un uso eccessivo della computer grafica, ma sfruttando la capacità espressiva degli attori (a tratti perfino comica in realtà).

Altra difficoltà nel passaggio al live action è stata la resa i pensieri dei personaggi: buona parte delle vicende si svolgono, infatti, nella mente dei protagonisti, principalmente perché hanno lo scopo di spiegare le complicate strategie applicate durante le partite. Ostacolo superato ricorrendo a classici trucchi “drammaturgici”, quasi come degli “a parte” teatrali: per esempio, durante il suo primo scontro con Yumeko, Mary Saotome (interpretata da Aoi Morikawa) alza il dito e ferma il tempo per spiegare il suo schema di gioco alla telecamera, mentre cammina per la stanza.

Anche qui sono le donne a farla da padrone: così come nell’anime, troviamo delle giovani forti, padrone di ogni situazione, soprattutto le due carismatiche protagoniste, Yumeko Jabami e Mary Saotome. Non a caso, il presidente dell’Istituto è una donna.

Sebbene all’inizio si venga introdotti alla vicenda attraverso un punto di vista maschile (quello di Ryōta) appena viene inserito il personaggio di Yumeko (e forse, prima ancora di lei, quello di Mary) è subito chiaro su chi si concentri, in realtà, il focus della narrazione.

Molto forte è, inoltre, la differenza nella rappresentazione di uomini e donne, evidente per esempio se si confrontano il carattere debole di Ryōta e quello forte di Yumeko: sarà sempre quest’ultima, infatti, a rassicurare il costantemente timoroso ragazzo, che tenterà in ogni modo di dissuaderla dalle varie sfide.

Yumeko si può dire sia il vero elemento vincente della trama: personaggio affascinante e misterioso, grazie alla sua ambivalente personalità ci permette di vedere attraverso i suoi occhi la morbosità e la sensualità del gioco d’azzardo o, meglio, la passione per il rischio.

Molto apprezzata l’interpretazione dell’attrice Minami Habame, che, nonostante le difficoltà dovute al forte uso di espressioni grottesche e irrealistiche, è riuscita a ottenere un risultato degno di nota.

La rappresentazione del presidente è un’altra differenza sulla quale vale la pena soffermarsi: se nell’anime ci viene mostrato in prima persona relativamente presto, nel live action non lo vediamo né udiamo mai, perché a essere inquadrato è solo il suo profilo, circonfuso da una misteriosa luce blu, mentre al posto della voce vengono fatte scorrere delle didascalie, con l’effetto di accrescere la curiosità nello spettatore.

Altro punto cardine della rappresentazione è la sensualità. Ovviamente, data l’alta densità di espressioni, di movimenti e di gemiti a sfondo palesemente sessuale, nell’adattamento si è dovuto ridurre il tutto in maniera drastica, per portarlo entro i limiti della censura, cambiando in modo sensibile la resa di certe scene. Nonostante questo, il risultato non si presenta eccessivamente forzato.

La domanda che tutti si pongono a questo punto è: vale davvero la pena guardare il live action? Se già l’anime era di per sé un prodotto non per tutti, questo sembra esserlo ancora di più. Di certo non possiede l’ottima resa grafica della serie animata, proponendosi più che altro come un prodotto per i fan più affezionati.

Se siete interessati a saperne di più, non perdetevi la nostra recensione dell’anime!

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