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La purezza dell’amore femminile nei manga yuri

24 Giugno 2020
Gaia Guerrini

Cos’è il manga yuri? E le relazioni S? Ce lo ha spiegato Marta Fanasca, accompagnata da Paola Scrolavezza, in uno dei più seguiti appuntamenti in streaming di NipPop 2020!

Il 25 maggio, alle ore 18:00, è iniziato l’incontro in diretta streaming sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube con Paola Scrolavezza e Marta Fanasca, ricercatricepresso l’università di Manchester.

Innanzitutto, cos’è il manga yuri? È un genere che tratta di relazioni omosessuali tra ragazze: attenzione, però, perché per “relazioni” non si intendono solo quelle amorose e/o sessuali, ma anche la semplice amicizia. Puntualizzata la definizione, Marta inizia a parlarci del concetto di shōjo bunka, ovvero la “cultura delle ragazze” che si sviluppa a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. In questi anni infatti le scuole superiori e le università vengono aperte anche alle giovani di buona famiglia, mantenendo comunque la separazione tra le strutture destinate ai ragazzi e quelle riservate alle ragazze. Questo segna la nascita di una nuova figura, che vive nel passaggio fondamentale tra la fanciullezza e la maturità di una donna: la studentessa adolescente, ovvero la shōjo 少女. Come in ogni società consumista, il mercato risponde con prontezza alle nuove necessità di questa categoria sociale, creando libri, riviste e moda ad hoc.

Durante questi anni, all’interno delle scuole femminili, nascono le cosiddette esu kankei, ovvero le “relazioni S”, dove la lettera S potrebbe stare per sister (“sorella” in inglese) dal momento che le ragazze si chiamavano tra loro sorella minore e sorella maggiore. In queste relazioni, il confine tra amore e amicizia era molto labile, ma non è possibile comunque definirle lesbiche perché erano storie di passaggio, date dalla peculiare situazione omo-sociale che le ragazze vivevano, e soprattutto socialmente accettate solo finché restavano confinate all’ambito scolastico. In molti casi, si parla di akogare 憧れ, cioè di una fascinazione nei confronti dell’altra persona, o – per citare una nota definizione di Deborah Shamoon – di una “passionate friendship”, ovvero un’amicizia passionale. In poche parole, diciamo che possiamo definirle come dōseiai どうせいあい: relazioni donna-donna.

Marta Fanasca prosegue sottolineando come queste relazioni non erano un segreto e per questo iniziano ben presto a essere al centro di romanzi e racconti: il problema, nella vita reale, si presentava quando quella che sarebbe dovuta essere una fase della crescita, si prolungava oltre la fine della scuola, ostacolando il matrimonio eterosessuale, voluto dalla famiglia e dalla societàdell’epoca.

L’eredità della shōjo bunka si riflette, a partire dagli anni Cinquanta, nei manga per ragazze: la prima opera che tratta di una relazione che potrebbe essere ricondotta alle relazioni S è Sakura Namiki さくら並木 (1957) di Makoto Takahashi 高橋誠. Racconta di tre ragazze, studentesse nella stessa scuola, due delle quali sono innamorate della terza: una pretendente rappresenta l’ideale di ragazza per bene, mentre l’altra interpreta la bad girl. Alla fine “vincerà” la prima, il che aggiunge anche una sorta di morale alla storia.

Arriviamo agli anni Settanta, dove in tutte le opere l’unico finale possibile diventa quello tragico: le ragazze si separano oppure le relazioni sono spezzate da una morte o da un suicidio. Questo perché la morale deve necessariamente indurre le giovani lettrici a comprendere che le relazioni S non possono sopravvivere oltre gli anni della scuola, e non può esserci felicità per la coppia omosessuale in un mondo etero-normativo.

Durante gli anni Ottanta, invece, si ha un cambio di rotta: i temi e i personaggi sono per un pubblico più adulto, e si parla di sesso e violenza domestica. Anche lo stile di disegno si allontana da quello tipico degli shōjo manga.

Il manga yuri contemporaneo fonda le sue radici nella shōjo bunka di inizio Novecento: ha un’ambientazione per lo più chiusa e circoscritta (tipicamente una scuola femminile, spesso elitaria) e presenta ripetutamente lo stesso modello per quel che riguarda le figure delle due protagoniste principali, ovvero la ojōsama お嬢様, cioè la ragazza più grande ed esperta, e la moekko (da moe 萌え), la ragazza invece più giovane e ingenua.

Marta conclude prendendo in esame Maria-sama ga miteru マリア様がみてる (abbreviato in Marimite マリみて), manga pubblicato per la prima volta nel 1997, da cui è stato tratto anche un anime. La trama è incentrata sulla relazione di sorellanza tra le protagoniste, le quali non agiscono mai sul piano fisico né parlano di amore: per loro è solo akogare. Il fatto che i sentimenti tra le ragazze, seppur intuibili, non siano mai apertamente esplicitati è quello che separa questo titolo da quelli puramente LGBT+. In particolare, la differenza tra amore yuri e omosessualità è incarnata dal personaggio di Satō Sei, la quale non si fa problemi ad agire d’istinto, arrivando a essere molto fisica nei rapporti con le sue compagne, ed è l’unica a intraprendere una vera e propria relazione con una ragazza. Questo la rende diversa, una “outsider”, caratteristica sottolineata dal suo essere di origine americana e non giapponese.

L’incontro sulla purezza dell’amore femminile con Marta Fanasca e Paola Scrolavezza si chiude così e noi le ringraziamo per averci illuminati sul mondo del manga yuri. Se volete rivedere la diretta, potete andare sul nostro canale YouTube, dove troverete una playlist dedicata a NipPop 2020, oppure sulla nostra pagina Facebook

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