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Il crossdressing nel mondo di anime e manga: Maria Holic e Ai Ore!

10 Maggio 2018
Giulia Neri

Lady Oscar, Ōran Host Club, Pokémon: anime e manga che presentano famosi esempi di crossdressing che almeno tutti, una volta, hanno visto. Ma esistono anche lavori meno conosciuti che affrontano l’argomento, come Maria Holic e Ai Ore!

Il crossdressing, che consiste nell’indossare abiti dell’altro sesso, è popolare ormai da tempo in Giappone, ma nell’ultimo periodo in particolare ha attirato l’interesse di una fascia di persone sempre più ampia. Non essendo inteso a esternare la sessualità di chi lo pratica, il crossdressing trova applicazione in numerosi ambiti: musica, intrattenimento, locali a tema. E’ chiaro quindi che non può non essere rappresentato anche in manga e anime, tasselli fondamentali della cultura pop giapponese.


Kuranosuke, il personaggio maschile dell’anime Kuragehime

Di esempi ne possiamo trovare tantissimi: basti pensare alle numerose puntate dei Pokémon in cui James, uno degli antagonisti, indossa abiti femminili; oppure a Lady Oscar, il personaggio crossdresser forse più emblematico e conosciuto degli anime.


I travestimenti più famosi di James

Oltre a questi esempi celebri però possiamo anche trovare un gran numero di anime e manga meno conosciuti al grande pubblico che affrontano il tema del crossdressing in modo più continuo. È il caso di Maria Holic (まりあ†ほりっく) di Minari Endō, manga pubblicato tra il 2006 e il 2014 e trasposto in anime nel 2009. La storia si svolge all’interno del liceo femminile Tsubaki no Ame, e ruota attorno a due personaggi principali: da una parte abbiamo Kanako Miyamae, una ragazza omosessuale che si è appena trasferita nella scuola con l’intento di cercare il vero amore; e dall’altra Mariya Shidō, il personaggio crossdresser della serie, il cui vero nome è Shizu.


Shizu nei panni di Mariya

Shizu/Mariya si veste da donna perché ha un obiettivo preciso: subentrare a sua nonna e diventare così preside della Tsubaki no Ame e del suo corrispettivo maschile, la Mihoshi no Mori. Per riuscirci, dovrà mettersi – letteralmente – nei panni di una ragazza senza che nessuno lo venga a sapere. Per questo, non appena Kanako scopre il suo segreto, Mariya decide di tenerla d’occhio perché non lo riveli a nessuno, e diventa così la sua compagna di stanza. La situazione risulta quindi paradossale: Kanako è alla ricerca di una ragazza, e si ritrova a vivere con Mariya, che è bellissima, femminile, ma che è… un ragazzo. E oltretutto sadico.


Kanako

A chiudere il cerchio è la comparsa della sorella gemella di Shizu, la “vera” Mariya, che alla stregua del fratello frequenta la Mihoshi no Mori utilizzando il suo nome e vestendosi da ragazzo.


Mariya/Shizu e Shizu/Mariya

Un altro esempio di crossdressing lo ritroviamo nel manga Ai ore! (愛を歌うより俺に溺れろ! ) di Mayu Shinjo, pubblicato tra il 2006 e il 2009 e diventato poi un live action nel 2012. I protagonisti sono Akira Shiraishi e Mizuki Sakurazaka: il primo è un ragazzo dalle caratteristiche somatiche femminili e delicate, che per questo viene chiamato “principessa” nella scuola che frequenta, esclusivamente maschile e con una brutta reputazione; mentre la seconda, Mizuki, è una ragazza dall’aspetto androgino, “principe” della prestigiosa scuola femminile in cui studia.


Mizuki, a sinistra, e Akira, a destra

La storia inizia quando Akira si unisce alla band in cui suona Mizuki, band composta da sole donne; successivamente, i due iniziano a frequentarsi, suscitando però le critiche di chi guarda alla loro storia con uno sguardo carico di pregiudizi. In Ai Ore! non abbiamo forse un vero e proprio filo conduttore di stampo crossdressing; ma è interessante la scena in cui Mizuki si veste da uomo per poter entrare nella scuola di Akira – cosa che si rivelerà inutile in quanto verrà subito riconosciuta.


Mizuki

Vi è uno scambio di abiti, e il tutto per riuscire a stare con la persona che si ama. Anche qui la vicenda è paradossale: i due devono indossare abiti dell’altro sesso per sembrare “normali” e riuscire a vedersi, quando la loro normalità è essere quelli che si è, ma con un aspetto che gli altri considerano sbagliato. Il manga sembra quindi, tramite il crossdressing, muovere una critica ai pregiudizi e alle polemiche che a volte le situazioni anormali suscitano, e affronta, in modo sottile, una tematica seria. Non bisogna quindi limitarsi a vedere il crossdressing come qualcosa che suscita una risata; di certo esistono storie, come quella di Maria Holic, che mirano al divertimento, ma ne esistono altre che, dietro a una battuta o a una scena comica, nascondono messaggi importanti.

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